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Il barbiere Muraro sfrattato dopo 70 anni di attività a Castelfranco

Il barbiere Muraro sfrattato dopo 70 anni di attività a Castelfranco

foto da Quotidiani locali

Si tratta del barbiere castellano più anziano ancora in attività: a 83 anni continua a manovrare con maestria forbici e rasoio.

Ma dal 31 luglio, Giorgio Muraro dovrà lasciare la sua bottega di via Regina Cornaro per uno sfratto esecutivo che secondo lui non ha ragione di esistere: «Ritengo di avere tutti i diritti per rimanere: non mi è stato mai comunicato il cambio di proprietà dello stabile e del locatario, a cui ho sempre pagato regolarmente l’affitto. Ora invece vogliono mandarmi via senza darmi quanto mi spetta e senza tener conto delle migliorie fatte nella bottega».

Giorgio Muraro è un’autentica istituzione a Castelfranco: la prima barba a tredici anni, la prima attività aperta in proprio nel 1964: in buona sostanza settant’anni di attività. «Ovviamente oggi lavoro solo per piacere, mi basta rientrare con le spese, grazie ai miei affezionatissimi clienti», spiega, «sono nato a pochi metri da questa bottega presa dodici anni fa, il mio primo impiego da Ermanno Giovine (il papà dell’assessore Gianfranco e del consigliere comunale Diego, ndr) in piazza Giorgione. Poi mi sono messo in proprio con un negozio in via San Pio X».

Abitando poi in quartiere Risorgimento, si può dire che tutta la sua vita l’ha trascorsa in un raggio di meno di un chilometro. Come è facile intuire, con la sua attività Giorgio Muraro è diventato un crocevia di tutta la città: non c’era argomento che vno enisse discusso tra le poltrone del suo salone, le stesse che usa ancora oggi in un contesto retrò, e proprio per questo ricco di fascino. Insomma il classico barbiere che sa tutto di tutti e con cui tutti si confidano.

«Per la prossimità con l’ospedale», ricorda, «venivano medici e primari, oltre che avvocati. Difficile dire chi non si è seduto su quelle poltrone».

Tre anni fa gli è pervenuto l’avviso di sfratto che diventerà esecutivo il prossimo 31 luglio: «Un’amara sorpresa perché non mi hanno mai detto del cambiamento di proprietà, io l’affitto l’ho sempre continuato a pagare alla persona con cui ho sottoscritto il contratto. Tra l’altro avrei avuto anche diritto di prelazione se l’ambiente di lavoro fosse stato venduto. E non nego che mi sarei fatto avanti per acquistare questi 28 metri quadrati dove trascorro la giornata, anche se sono in pensione. Ma stare attivi fa stare bene e così vado avanti a 83 anni».

C’è da dire che la carta d’identità non fa onore a Giorgio Muraro, che ne dimostra molti meno. Tra l’altro quest’anno ha dovuto mettere in conto due allagamenti perché il negozio si trova a pochi metri dall’Avenale: e sul muro ci sono ancora i segni dei venti centimetri d’acqua, mentre il pavimento è ancora imbarcato a causa dell’umidità.

La sua vertenza con la proprietà è seguita dalla Cna di Castelfranco: «In vista dello sfratto», spiega il direttore Roberto Ghigni, «non c’è l’intenzione di versare né l’indennità per fine attività “forzata” ma neanche la restituzione della caparra versata alla firma del contratto. E questo non è assolutamente corretto». Ma ci sarebbe un’altra possibilità: quella di trovare un altro negozio in centro, ad un prezzo ovviamente consono all’attuale attività. Da qui l’appello della Cna a chi avesse disponibilità di un ambiente adatto per salvare un pezzo di storia vivente di Castelfranco.

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