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Fulminacci a Gradisca: chiude Onde Mediterranee con il suo Infinito + 1

Fulminacci a Gradisca: chiude Onde Mediterranee con il suo Infinito + 1

foto da Quotidiani locali

GRADISCA. Tocca a Fulminacci concludere in bellezza la proposta musicale di “Onde Mediterranee”. Pseudonimo che pare un’esclamazione da fumetto alla Tex Willer (“Ma io l’ho scoperto più tardi”), vero nome Filippo Uttinacci, già Premio Tenco come miglior “opera prima” e Premio Mei come Giovane dell’anno, Fulminacci è un artista di rottura, spiazzante per la sua versatilità e per la sua brillantezza: a “Onde” presenterà sabato sera (21.30, biglietti disponibili sul circuito Ticketone) il suo ultimo album “Infinito+1”. Un disco squisitamente pop, in cui il cantautore – noto per le sue due anime, una eccezionalmente sensibile e un’altra impareggiabilmente ironica – ha voluto alzare ancora di più l’asticella. Il percorso artistico dell’artista romano è graduale: senza bruciare le tappe è arrivato sulla scena come un fulmine a ciel sereno, passo dopo passo, è riuscito in poco tempo a conquistare pubblico e critica con la sua musica.

Dopo un tour invernale nei club andato sold out ovunque, la stagione dei festival estivi. Meglio la situazione indoor o quella open air?

«All’aperto si sprigiona nel pubblico un’energia diversa, rilassata forse perché d’estate le persone sono più spensierate. Al chiuso c’è invece la sensazione di un maggiore controllo dello spettacolo in tutti i suoi aspetti. Mi trovo a mio agio in entrambe le situazioni, ma poiché stiamo proponendo una scaletta rinnovata e si sta sprigionando una grande energia, vada per l’estivo. E poi c’è un altro aspetto…».

Ovvero?

«Ho suonato in questa regione una sola volta, ad un festival di cui purtroppo non ricordo il nome. Ma all’appuntamento di Onde Mediterranee a Gradisca ci tengo particolarmente, perché so che siamo a un passo dal confine. Le frontiere e i diversi dialetti mi affascinano tantissimo, mi incuriosisce pensare a che tipo di audience mi troverò davanti».

E che tipo di pubblico è solitamente quello di Fulminacci?

«Il rapporto con chi mi segue nei concerti è quanto di più bello ci sia. Mi trovo spesso a guardare i volti delle persone e pensare che moltissimi potrebbero essere dei potenziali amici, persone con cui andrei volentieri a bere una birra e discutere di musica, o di film. Alcuni (ride ndr) addirittura li voterei. Spero, e a volte sento, che per loro è lo stesso, che vedano in me qualcuno di simile a loro».

Presenterà molti brani da “Infinito+1”, che la critica ha definito il disco della tua maturazione. Quanto è diverso dai predecessori e qual è il messaggio dietro a questa fatica discografica?

«È un disco più emotivo dei suoi predecessori. Lo considero più maturo nella misura in cui è riuscito ad andare più a fondo. C’è più cinismo, più rabbia, un linguaggio sia musicale che lirico che non avevo usato prima, come in “Baciami Baciami”. Ho tirato fuori cose che forse non ero stato ancora capace di esprimere. Anzitutto a me stesso».

Lei è considerato l’enfant prodige del cantautorato italiano. Sente questa responsabilità? E si sente in bilico fra un’anima indipendente e una più pop?

«Più che in bilico, mi sento un po’ in un’epoca in cui un cerchio si sta chiudendo, quasi un ritorno alle origini. Un tempo i cantautori erano il pop. Poi è come se le strade si fossero divise, diventando dei compartimenti stagni. È stato grazie al successo di artisti come Calcutta, The Giornalisti, I Cani che certe tematiche e un certo modo di fare musica hanno ricominciato ad essere sdoganate. Le collaborazioni fra vecchia e nuova guardia hanno un po’ ricompattato tutto, come negli anni ‘60 e ‘70. E io sono fortunato a trovarmi in questa situazione: mi sento indie come appartenenza, pop forse nel gusto. Ma non avendo mentalità imprenditoriale, non sarò mai mainstream, che è cosa diversa».

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