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Fabrizio Cicerale (Turin Wake Park): “Siamo pronti per gli europei di wakeboard”

A Frazione Mezzi Po (Settimo Torinese) si trova un originale e curato complesso sportivo: Il Turin Wake Park. Si tratta di un cable park immerso in un’ampia zona verde, con due laghi sorgivi, poco distante dalla superstrada che collega la città con l’aeroporto di Caselle.   Qui abbiamo intervistato Fabrizio Cicerale, gestore e fondatore di questo […]

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A Frazione Mezzi Po (Settimo Torinese) si trova un originale e curato complesso sportivo: Il Turin Wake Park.

Si tratta di un cable park immerso in un’ampia zona verde, con due laghi sorgivi, poco distante dalla superstrada che collega la città con l’aeroporto di Caselle. 

 Qui abbiamo intervistato Fabrizio Cicerale, gestore e fondatore di questo spazio di sport e relax. Un cable park   che ad agosto ospiterà gli europei di una disciplina acquatica innovativa e in piena espansione: il wakeboard. Fabrizio, torinese 37 anni, tenace capricorno con spirito imprenditoriale, ha praticato diversi sport e il suo sogno da ragazzo era diventare un pilota di aerei, ma da tempo il volo che preferisce è quello delle evoluzioni con una tavola sull’acqua o sulla neve. 

 L’intervista è avvenuta mentre continuavano le evoluzioni degli atleti sulle loro tavole, tirati da un impianto meccanico che li muove sullo spazio d’acqua.

Com’è nato e come si è sviluppato questo sport, dal nome complicato, a due passi da Torino?

“Abbiamo deciso di dare la possibilità a tutti di provare il wakeboard. Sostanzialmente si tratta di una sorta dimix tra snowboard e sci d’acqua.  Qui si è iniziato nel 2014 e vi sono stati importanti cambiamenti in questo decennio in cui abbiamo perfezionato ed esteso il sistema di impianti meccanici trainanti che sovrastano lo spazio d’acqua, con cavi che tirano le persone mentre compiono che le loro evoluzioni sulla tavola saltando su preposti moduli (kiker)” precisa Cicerale, con tono pacato e soddisfatto. E aggiunge:     

“Inizialmente si ricorreva al supporto di una barca. Nel 2014 tutto è cominciato operando con due piccoli impianti su due laghetti che servivano sostanzialmente per avviare le persone a questa pratica.  Siamo rimasti così fino al 2017, quindi, per un triennio, abbiamo privilegiato il far conoscere il wakeboard, coinvolgendo più persone.  Il riscontro è stato molto positivo e si è così deciso di investire in una disciplina in cui abbiamo sempre creduto e di cui siamo appassionati praticanti.

Come? 

 Questo andando oltre i piccoli impianti originali sugli altri laghetti (utilizzati ancora dai principianti), installando una struttura professionale che ha già ospitato gare internazionali.

Ora sono in programma gli Europei. Un grande e impegnativo passo?

“Ci sentiamo pronti e orgogliosi in quanto qui abbiamo già ospitato molte competizioni, tra i quali i campionati italiani di categoria con una nostra rappresentanza sempre molto competitiva. Ora abbiamo ottenuto questo prezioso riconoscimento, di cui siamo fieri, che ci consentirà dal 26 al 31 agosto di ospitare i campionatieuropei, che in realtà sono una sorta di campionato del mondo. Una competizioneche vedrà impegnati atleti di ben 25 nazioni tra Europa e Africa. Una kermesse sportiva che comporterà un importante ritorno d’immagine e di attenzione per quest’area e per Torino”.     

Come è nata questa sua passione e qual è il livello italiano visto da istruttore dei questo team?  

 “La squadra italiana è una tra le grandi da battere a livello europeo e mondiale. Siamo i detentori del titolo conquistato in Ungheria l’anno scorso”.

Quindi lei è un campione d’Europa?

“Sì, sono arrivato terzo nel passato europeo (vinto dagli azzurri) e in quello precedente mi ero piazzato secondo. Ovviamente le gare sono un po’ così. Al successo contribuiscono vari fattori e serve anche un po’ di fortuna. Io continuo a mantenermi su un buon livello, ma quello che ora mi preme maggiormente e sostenere i ragazzi del team che sono già molto bravi ed entusiasti”. 

Quanti sono i partecipanti azzurri alle gare? 

Quando andiamo all’estero, portiamo dai 15 ai 20 atleti, tutti impegnati a gareggiare nelle divere categorie. Si parte dagli under 14 agli under 18, maschile e femminile. Ci sono poi gli “Open” dai 18 ai 30 anni, i Master dai 30 ai 40 e i veterani over 40. Vi è anche una categoria disabili dove ha primeggiato  un nostro vero campione, Emanuele Pagnini, che ora ha abbandonato l’attività dopo aver vinto ben cinque competizioni mondiali”.  

Chi è l’atleta campione d’Europa? 

“Come detto vi sono diverse categorie. Certo i più forti, e ne abbiamo diversi, si trovano tra gli open e tra questi segnalo l’attuale campione italiano Alessandro D’Agostino che, nell’imminente competizione sarà l’uomo da battere. Ad altissimo livello vi è anche un altro atleta: Claudia Pagnini, figlia d’arte, che fa parte del team Red Bull.  Segnalo inoltre come nella categoria femminile vi siano diverse ragazze che daranno filo da torcere a tutti”.

Come si diffonde questa pratica sportiva ancora non notissima..? 

“L’espansione costante del movimento è legata al passaparola. Insomma se non lo vedi e non lo pratichi, condividendo l’entusiasmo di chi si è messo in gioco, non partecipi. In questo impianto la gente qui si trova bene, impara un nuovo sport divertente, provando emozioni belle e positive, ed è inevitabile che le  comunichi ad amici e colleghi. Certo i pochi impianti presenti a livello nazionale sono un limite, ma il trend ascendente è evidente e certamente si creeranno nuovi spazi per la sua pratica. Impianti che necessitano di un investimento e di spazi importanti. Fattori non proibitivi se vi è una veramente forte volontà di portare avanti un progetto. Un discorso che deve essere considerato, oltre al fattore meramente sportivo, anche alla luce del benessere sociale e ambientale che queste strutture sportive contribuscono a offrire ad atleti di ogni età, insieme ai loro amici, parenti, famiglie”. 

Quali e quanti altri impianti simili esistono in Italia?

“Gli impianti professionali si trovano prevalentemente nel Nord. A Torino, Milano, Brescia, Verona, Ravenna e a Roma”.   

Come si è passati dallo sci nautico al cablewakeboard?

“E’ un processo che si è sviluppato in America a seguito del declino dello sci d’acqua. Uno sport reso epico in tanti film degli anni ’60 ‘70 ma dai costi eccessivi per la necessità di un motoscafo. Questo ha portato a pensare e sperimentare nuovi sistemi di trazione più efficienti, sicuri ed ecologici. Qui ad esempio un solo motore elettrico da 30 Kw riesce a trascinare contemporaneamente anche dieci sciatori di wakeboard”. 

Oggi la struttura con i suoi laghi è diventata un vero centro relax di qualità in mezzo al verde. Sono tanti che restano sorpresi scoprendo questo tesoro naturale tra Settimo, Torino e Chivasso. Una realtà che molti  ignoravano, passando veloci sulla superstrada che porta all’aeroporto di Caselle, limitandosi ad uno sguardo  all’indicazione  Mezzi Po.  Una realtà sana ecologica per uno sport individuale mai pericoloso, che, oltre ai riscontri fisici, anima la condivisione e il rispetto dell’ambiente. 

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