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La scommessa sull’aviazione



Boeing prevede grande crescita nei prossimi vent’anni e l’Italia ha tanto da guadagnare. In primis a Grottaglie, dove oggi la produzione è rallentata. A patto, però, di non mantenere una posizione ambigua: guardare troppo ad Airbus senza esserne parte.

Il costruttore aeronautico Boeing prevede un fabbisogno globale di quasi 2,4 milioni di nuovi piloti commerciali, tecnici e personale di bordo nei prossimi vent’anni. Il documento diffuso durante il salone aerospaziale di Farnborough, che si chiude oggi a est di Londra, ha preso in considerazione il mercato globale suddiviso in Eurasia, Cina e Nord America, aree che rappresentano più della metà della domanda di personale aeronautico fino al 2043. L’Asia meridionale, il Sudest asiatico e l’Africa sono le regioni in più rapida crescita per quanto riguarda il personale, così Boeing prevede anche una continua e significativa espansione della flotta mondiale di aerei commerciali. Il documento si chiama Pilot and Technician Outlook (Pto) 2024 evidenzia che il settore richiederà quindi una grande quantità di professionisti per supportare la crescente flotta commerciale e soddisfare l’aumento a lungo termine dei viaggi aerei. Si prevede quindi di formare 674.000 piloti e 716.000 tecnici di manutenzione, ed anche 980.000 membri dell’equipaggio.

Numeri collegati direttamente a un aumento della domanda di velivoli, quindi a ricadute industriali e su tutta la filiera. “La tendenza del traffico aereo a superare i livelli pre-pandemici, il naturale avvicendamento del personale e la crescita della flotta commerciale, porteranno la domanda a crescere”, ha dichiarato Chris Broom, vicepresidente di Commercial Training Solutions di Boeing Global Services. Gli effetti di questi calcoli appaiono anche in Italia, dove le scuole di volo professionali assistono a un aumento della domanda, mentre sul piano industriale non andiamo di pari passo: il nostro Paese non è socio di Airbus, gigante europeo della produzione, mentre è operatore di Boeing con le aerocisterne dell’Aeronautica Militare, che ora sta valutando di integrarne la sua flotta rinnovandola, guardando però anche all’offerta del concorrente europeo.

La casa statunitense ha sempre investito nei Paesi nei quali vengono utilizzati i suoi jet producendo una ricaduta industriale di tutto rispetto, ma dopo che Ita Airways acquistò la nuova flotta interamente da Airbus, oggi le uniche compagnie aeree italiane a operare con velivoli Boeing sono Neos e Aeroitalia con i modelli B737 di varie versioni e, la prima delle due, anche con il B787 Dreamliner, del quale parte delle fusoliere sono costruite nello stabilimento Leonardo di Grottaglie (Ta). Proprio qui, questa settimana Leonardo ha firmato con le Organizzazioni Sindacali, l’accordo per la gestione del rallentamento produttivo del programma Boeing 787 richiesto dalla casa madre e per il rilancio dello stabilimento con produzioni differenti. La fabbrica continuerà a produrre le parti B787, ma da fine luglio alla fine dell’anno soltanto con un turno unico di lavoro con l’uso della cassa integrazione ordinaria. Mentre tutti gli altri programmi attivi a Grottaglie proseguiranno regolarmente e Leonardo porterà in Puglia anche una parte della produzione dal 2025 al 2028 per le componenti degli elicotteri AW101 e del convertiplano AW609. Boeing, che sta affrontando gravi conseguenze per gli incidenti accaduto nel 2018-2019 e anche all’inizio di quest’anno, ha rallentato le produzioni proprio per ristabilire i livelli di qualità e quindi di credibilità che l’hanno sempre distinta. Perciò, a parte questa congiuntura, con tali previsioni e il fatto che il programma B787 si stia confermando best-seller del segmento di mercato dei velivoli passeggeri di dimensioni medio-grandi (sono stati ricevuti 1.900 ordini a marzo 2024 dei quali 1.106 consegnati), esiste la prospettiva che la produzione torni a salire all’inizio del 2025.

Tutti questi numeri dicono senza dubbio che per l’Italia dell’aerospazio (non soltanto Leonardo ma tutto il tessuto dei raggruppamenti regionali), ci sono prospettive di crescita, ma anche che per essere scelti come destinazione degli investimenti è meglio essere anche operatori. Oggi entrare in Airbus da soci con Francia, Germania e Spagna è quasi impossibile, ma se l’azienda sbaglia, come in passato, paghiamo anche noi in qualità di europei. Ma non cercare di aumentare le attività con Boeing sarebbe folle, anche in vista delle ormai vicine elezioni Usa.

La campagna elettorale di Trump si sta opponendo ai sussidi verdi, così una sua vittoria potrebbe significare l'abbandono dell'idea di un mandato federale sul carburante sostenibile per l'aviazione come dei crediti d’imposta per la ricerca sulla propulsione a idrogeno, ma certamente il tycoon vorrà recuperare la posizione di leader nella produzione di velivoli commerciali che oggi, quanto a esemplari prodotti, è appannaggio della casa di Tolosa: 203 aerei contro 107, con 61 consegne contro 24 lo scorso mese di aprile.

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