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Raffica di colpi in sei mesi e bottini milionari: cosa succede nel distretto orafo di Arezzo? Da Roma arrivano rinforzi e reparti speciali

Raffica di colpi in sei mesi e bottini milionari: cosa succede nel distretto orafo di Arezzo? Da Roma arrivano rinforzi e reparti speciali

Una raffica di colpi con bottini ingenti, anche milionari. Una scia lunga mesi. Nel mirino il distretto orafo di Arezzo, il più importante d’Italia insieme a Valenza e Vicenza. Dieci anni dopo l’ultima ondata di furti che aveva impaurito proprietari e dipendenti delle ditte che lavorano l’oro, l’incubo è tornato nelle dieci zone industriali della […]

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Una raffica di colpi con bottini ingenti, anche milionari. Una scia lunga mesi. Nel mirino il distretto orafo di Arezzo, il più importante d’Italia insieme a Valenza e Vicenza. Dieci anni dopo l’ultima ondata di furti che aveva impaurito proprietari e dipendenti delle ditte che lavorano l’oro, l’incubo è tornato nelle dieci zone industriali della provincia. Uno, due, tre assalti, fino a quindici in pochi mesi. Senza contare i tentativi andati a vuoto. Cosa sta succedendo ad Arezzo? Tutto è ricominciato il 20 ottobre dello scorso anno in località Quarata: i ladri hanno segato tronchi d’albero per chiudere le carreggiate, quindi hanno sfondato il cancello della Multiform, una delle aziende più grosse del distretto. Un capannone nuovo, con sistemi di sicurezza all’avanguardia, dissuasori e ponti radio. Non è bastato. La banda se n’è andata con un milione di euro, svaligiato in circa 20 minuti, e ha fatto perdere le sue tracce attraverso le strade secondarie del circondario.

Sembrava un caso unico, un colpo a effetto come quella messo a segno da un gruppo di “specialisti” pugliesi l’8 marzo 2011 alla Salp di Poggio Bagnoli, quando isolarono l’intero abitato per svuotare il caveau che custodiva un quintale e mezzo d’oro. Valore 3,5 milioni di euro. Li beccarono un anno dopo. La quindicina di furti messi a segno tra gennaio e luglio, invece, restano ancora un rebus per gli investigatori, impegnati a ricostruire ogni tappa della banda (o delle bande?). “L’oro è tornato ai massimi storici, attorno ai 73 euro al grammo. Portarne via un chilo, che ha il volume di una pera, è assai più redditizio e pratico che svaligiare una banca”, dice Giordana Giordini, presidente pro tempore della Consulta orafa provinciale, provando a spiegare la recrudescenza del fenomeno.

L’associazione ha chiesto una risposta alle istituzioni, un segnale preciso: “Questo distretto alimenta da solo il 30% dell’export della Toscana, qui si produce un terzo dei gioielli italiani e ci sono colossi del settore come la Kimet e decine di aziende medio-piccole. Un patrimonio da tutelare”, sottolinea Giordini. Il Viminale si è mosso dopo un incontro che ha coinvolto anche le associazioni di categoria. Da Roma è stata inviata Francesca Fava, dirigente della Direzione nazionale Anticrimine, con alcuni agenti dello Servizi centrale operativo per l’azione investigativa, sono state aumentate le pattuglie in strada destinandole alle sole zone industriali. Non solo: i carabinieri hanno assegnato 25 unità in più. Un vero e proprio pool, subito impegnato nella mappatura delle zone industriali e nel verificare il sistema di videocamere leggi targa installate in zona.

Un tentativo di rispondere all’intensificarsi dei colpi tra giugno e luglio. Quaranta giorni fa nel mirino è finita la Castoro di Castiglion Fibocchi: i malviventi hanno portati via lingotti, collane e contanti entrando da un capannone confinante dopo aver scavato un buco. Il colpo milionario è andato a segno nel week end, ma è stato scoperto solo il lunedì. Il 28 giugno il titolare e un dipendente di una ditta di Civitella sono stati aggrediti dai ladri con lo spray urticante. Bottino: 15 chili di verghe d’oro. E via così, fino al 15 luglio, la notte che ha fatto trasalire il distretto: quattro aziende colpite in poche ore. Prima un colpo quasi fallito alla Ekisson, nella periferia del capoluogo: le casseforti hanno retto e si sono dovuti accontentare di quel che c’era sui tavoli di lavorazione. Poche ore dopo, è stata la volta di una ditta di Ruscello e, ancora, di Tegoleto. Ancora, quand’era quasi l’alba, l’assalto alla Femmena di Badia al Pino.

Nove giorni di calma piatta, poi nella notte tra mercoledì e giovedì ecco un’altra azione da professionisti. I banditi hanno ‘bucato’ la New Chains di Tegoleto: chiodi sulla strada e un rimorchio a bloccare la strada sul retro per ostacolare l’intervento delle forze dell’ordine, quindi la razzia dell’argento. Duecentomila euro arraffati in pochi minuti e la fuga coperta dal buio. Così il Consorzio resta con le antenne alzate: “Premesso che l’impegno della questura di Arezzo è sempre stato massimo e che alle nostre richieste sono subito seguiti i fatti, non possiamo che sottolineare che agosto è ormai vicino – sottolinea Giordini – In quel periodo molti di noi chiuderanno per le ferie estive e sarà un altro momento delicato”.

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