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Olimpiadi, alla cerimonia Macron come il Marchese del Grillo. Ma i fischi gli rovinano la festa

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La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi è stata uno spettacolo meraviglioso: la suggestione delle delegazioni in barca sulla Senna, le luci, i suoni, le esibizioni dei grandi artisti internazionali. Perfino il ritrovato rintocco delle campane di Notre Dame, il primo dopo l’incendio che la devastò nel 2019. Al netto di una imprevedibile pioggia […]

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La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi è stata uno spettacolo meraviglioso: la suggestione delle delegazioni in barca sulla Senna, le luci, i suoni, le esibizioni dei grandi artisti internazionali. Perfino il ritrovato rintocco delle campane di Notre Dame, il primo dopo l’incendio che la devastò nel 2019. Al netto di una imprevedibile pioggia battente che ha sferzato l’intero show, tutto è stato pensato al dettaglio e in grande. Un successo pieno, con un ma altrettanto ingombrante: quel successo Emmanuel Macron e la sua Francia lo hanno voluto tenere tutto per sé, cancellando o quasi gli atleti che sono l’anima e i primi interpreti dello spirito dei Giochi.

Il peso dell’ego di Macron sulla meravigliosa cerimonia di apertura delle Olimpiadi

All’indomani del grandioso spettacolo, concluso con l’accensione di un braciere volante a forma di mongolfiera, pressoché tutti gli osservatori sono concordi nel ritenere che la prima celebrazione sia stata quella della grandeur francese e, a caduta, dell’ego di un presidente altrimenti assai malconcio. Non tutto, però, nella serata perfetta di Macron è andato come doveva: monsieur le président è stato fischiato, al pari di quella delegazione israeliana al centro delle più alte preoccupazioni per la sicurezza e oggetto di odiose discriminazioni da parte dei sui compari elettorali della France Insoumise di Mélenchon.

Macron, la pioggia e il paradigma del Marchese del Grillo

C’è poi stato un dettaglio della cerimonia particolarmente rivelatore: la protezione dalla pioggia. La tribuna d’onore era scoperta, lasciando capi di Stato e monarchi esposti alle intemperie, tanto che Sergio Mattarella – protetto prima dall’ombrello della figlia Laura e poi da un impermeabilino di plastica leggera da turista in coda per entrare al museo – è stato costretto ad abbandonare gli spalti subito dopo il passaggio della delegazione nazionale. Lo stesso hanno fatto anche altri leader. Solo la tribuna in cui sedeva Macron, in compagnia del presidente del Cio Thomas Bach, era coperta, consentendo ai due di guardare indisturbati e all’asciutto lo spettacolo. Una sorta di paradigma del Marchese del Grillo in salsa olimpica: “Io so’ io, e voi…”.

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