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Padova, Ascom contro gli Airbnb: «Rischio overtourism, serve una legge»

Parla di disneyficazione e overtourism, la ricerca dell’Ascom sul fenomeno degli appartamenti Airbnb a Padova. Vale a dire il rischio che il centro storico della città possa, «snaturarsi assomigliando sempre più a un villaggio turistico».

«Un grido d’allarme che qualcuno ha giudicato eccessivo, ma che eccessivo non è se guardiamo ai numeri», sottolinea l’associazione dei commercianti. E i dati sono chiari: non c’è tanto una crescita di alloggi affittati ai turisti – restano circa 3 mila in tutta la provincia euganea – ma c’è un’impennata di prenotazioni con una crescita del volume d’affari che a fine anno potrebbe sfiorare i 30 milioni.

I numeri della ricerca

L’analisi è stata condotta da Isnart sui dati di Airdna, la piattaforma Stendhal e Unioncamere. E prende in considerazione sia il 2019, come periodo pre-pandemia, che gli anni successivi.

Già a settembre 2019, gli alloggi disponibili su Airbnb nel Padovano erano 3.233 per raggiungere il picco a marzo dell’anno successivo quando diventeranno 3.238. Poi il crollo con il Covid. Ma oggi l’ultimo dato a disposizione è di aprile 2024 e gli alloggi sono 2.960.

«È evidente che già nel 2019 i proprietari di immobili avevano visto nell’affitto breve un modo ben più redditizio e molto meno problematico dell’affitto normale e più di qualcuno ha approfittato della pandemia per adattare i locali al nuovo business», commenta Silvia Dell’Uomo, presidente degli agenti immobiliari della Fimaa Ascom.

Quello che è cambiato infatti, rispetto al pre-pandemia è il volume d’affari: se nel 2019 era intorno ai 19,5 milioni di euro, nel 2023 ha raggiunto la considerevole cifra di 24,8 milioni e il solo primo quadrimestre del 2024 ha già fatto incassare 8 milioni.

Boom di prenotazioni

Cosa è accaduto? Che sempre più gente utilizza questo tipo di soluzione al posto della ricettività tradizionale. Se poi guardiamo alle prenotazioni, nel 2019 furono poco meno di 74mila mentre a fine 2023 avevano raggiunto la cifra di 88.500 con una distribuzione mensile che, lo scorso anno, ha visto settembre primeggiare con 9.064 prenotazioni, ma tutti i mesi caldi hanno fatto grandi numeri: luglio 9.055; giugno 8.706; aprile 8.345; maggio 8.269 e agosto 8.192.

«Il problema è che il passaggio da affitto normale, dato a famiglie, a lavoratori, a studenti, non riesce a reggere il confronto con l’affitto breve che, pur avendo un tasso di occupazione che non ha raggiunto in tutti questi anni il 35%, è pur sempre decisamente più remunerativo dell’affitto normale», osserva il presidente dell’Ascom Patrizio Bertin.

La necessità di una legge

L’Ascom dunque vuole lanciare l’allarme dopo i casi di Barcellona che vuole limitare gli affitti brevi dal 2028 e Firenze che sta pensando a una limitazione, oppure Amsterdam e New York che in alcune aree del centro impongono un affitto minimo di almeno un mese.

«I numeri non sono opinabili e dicono che il fenomeno, già ben avviato alla fine del decennio scorso, si è preso una “pausa di riflessione” con la pandemia, ma adesso sta ritornando a ritmi sempre più sostenuti – conclude Bertin – Chiaro che i proprietari hanno il diritto di fare del proprio immobile ciò che più risponde alle loro aspettative, però la politica ha anche il dovere di guardare al bene più generale. Detto diversamente: serve una norma, come serve un intervento del Comune che agevoli gli affitti normali con una detassazione completa per un triennio per chi rinuncia all’affitto breve. Ne va del futuro della nostra città».

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