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Parigi 2024, c’è ancora domani per Nadal: il doppio con Alcaraz funziona. Gonzalez/Molteni ko in due set

Il dream team spagnolo supera un primo turno tutt'altro che scontato. Nadal in buone condizioni nonostante la fasciatura alla coscia

Nadal/Alcaraz b. [6] Gonzalez/Molteni 7-6 (4) 6-4

Sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa, ma questa partita sarebbe rimasta uno degli ‘Olympic moment’ di questa edizione dei Giochi. È stato prima di tutto uno spettacolo in un teatro regale come il Philippe Chatrier, ovviamente stracolmo. Al di là della cornice, al di là della retorica, però, c’è anche tanto da rilevare da un punto di vista prettamente tennistico. Ad esempio che Nadal e Alcaraz hanno battuto i numeri 6 del seeding – Gonzalez e Molteni – due specialisti che rappresentavano tutt’altro che un esordio comodo per il duo spagnolo. Hanno vinto una partita di qualità non proprio eccelsa, ma poco importa quando in campo ci sono il passato, il presente e il futuro del tennis mondiale.

C’è poi che Nadal, sebbene ben fasciato alla coscia, ha dimostrato di essere comunque in buone condizioni e, nonostante qualche errore di troppo in risposta, si è ricordato e ha ricordato a tutti di essere campione olimpico proprio in questa specialità. Vinse l’oro nel 2016 a Rio e in quel tabellone incontrò al secondo turno proprio Maximo Gonzalez (in quel caso affiancato da Del Potro). Corsi e ricorsi storici? Lo scopriremo strada facendo a partire dalla prossima sfida contro gli olandesi Koolhof/Griekspoor o gli ungheresi Marozsan/Fucsovics. Intanto, ecco il racconto della prima volta dei ‘Nadalcaraz’.

Rafael Nadal (sinistra) e Carlos Alcaraz (destra) – Olimpiadi Parigi 2024 (foto X @itftennis)

Primo set – L'”equipo de ensueño” parte male ma si esalta al tie-break

È un primo turno del tabellone di doppio del torneo olimpico di tennis, sì. In realtà è un evento. Philippe Chatrier, colmo e in fibrillazione. 15 Roland Garros vinti dalla stessa parte del campo. L’ultima Olimpiade di quello che ne ha conquistati 14 di quei 15 e che ieri è stato tra gli ultimi tedofori. Insieme a lui, il suo erede, che ha già dimostrato di poterla onorare quell’eredità nonostante sia gigantesca, regale. È un evento e allora non ci si deve stupire se il campo viene inaugurato da Billie Jean King. Il giudice di sedia, Damien Dumusois, è uno che ha assistito dal miglior posto possibile anche a diverse finali Slam, ma sa apprezzare anche questo privilegio – meritato, per carità – e così se la ride quando, al momento del lancio della monetina, si ritrova Rafa e Carlos uno accanto all’altro e vestiti uguali. Quasi uguali, a dire il vero, perché Nike non ha disegnato la stessa maglietta per i due (e non se ne capisce proprio il motivo): quella di Nadal ha il colletto e i contorni delle maniche gialle mentre quella di Alcaraz è all-red. Anzi, completamente roja.

Forse non se n’è accorto nessuno, ma ci sono anche altri due giocatori in campo. Da copione gli spetterebbe il ruolo delle vittime sacrificali, ma non è esattamente così. Gonzalez e Molteni – argentini – sono due specialisti, sono 12esimi nella Race stagionale e sono i numeri 6 del tabellone. E allora il dream team spagnolo – l’equipo de ensueño quindi – subisce il break a freddo, nel game d’apertura, per lo stupore quasi generale del pubblico che poco prima si era prodotto in un boato per accogliere il primo punto di Rafa. Il maiorchino, come previsto, ha una fasciatura piuttosto sostanziosa alla coscia destra. Per quanto possa richiedere un doppio, però, si muove bene ed è lui il più in palla della coppia nei primi game. Carlitos, invece, sembra esagitato: vuole strafare, forza troppo da fondocampo e, soprattutto, si nota la sua desuetudine al doppio (solo sei tornei giocati in carriera, l’ultimo più di due anni fa a Madrid) in alcune scelte e realizzazioni nei pressi della rete. Così serve immediatamente un gran Nadal, in risposta (da destra) e al volo, per recuperare lo svantaggio alla prima occasione utile e per evitare un altro break nel quinto game, con Alcaraz nuovamente in difficoltà in battuta.

Man mano che passano i punti e i minuti, Rafa e Carlos iniziano a provare qualche movimento tipico della specialità e il murciano alza il rendimento. I due però sbagliano troppo in risposta e non riescono a evitare l’approdo al tie-break che si concretizza dopo 50 minuti di gioco. Si percepisce della tensione e infatti gli spagnoli accolgono con un “vamos” all’unisono la risposta sbagliata di Molteni sul primo punto. Un’altra prova è il fatto che nei cinque punti successivi si contino altre quattro ribattute fallose. Per il primo mini-break c’è bisogno di un nastro che parli spagnolo ed è lo spagnolo europeo, non quello sudamericano. I ‘Nadalcaraz’ non sprecano l’occasione e anzi suggellano il parziale con uno smash e con una risposta vincente, entrambi firmati da Rafa.

Secondo set – Gli argentini ci provano ma non vanno lontano. Lo Chatrier può esultare

Lo stesso copione che prevedeva Gonzalez/Molteni come comparse o poco più non ammetterebbe ribaltamenti di fronte, soprattutto per mano dei villains. È ormai chiaro però che gli argentini, a cui il primo set perso sta decisamente stretto, non sono sullo Chatrier solo per caso e di passaggio. E lo confermano brekkando in apertura anche nel secondo set approfittando dello stato di simil appagamento degli spagnoli. Di diverso rispetto al primo parziale c’è che Gonzalez e Molteni lo rafforzano il vantaggio tenendo il servizio e portandosi sul 3-0. Rafa e Carlitos, però, riaccendono l’interruttore della concentrazione e recuperano il break prima che si faccia troppo tardi. Tanti i demeriti, ad essere onesti, degli argentini che pasticciano a rete come se i singolaristi fossero loro. Arrivano così 12 punti consecutivi del duo iberico che riaggancia gli avversari sul 3-3 dopo quasi un’ora e mezza di partita. Il parziale si interrompe, guarda caso, con una risposta sbagliata di Nadal che, in sostanza, ha sbagliato tutte le ribattute giocate dalla seconda metà del primo set, eccetto la più importante: quella sul set point. La risposta di Rafa, però, entra anche sul 40-pari del sempre importante settimo game e ne deriva una palla break potenzialmente decisiva. Molteni, però, si arrampica su un lob di Alcaraz e tiene vivo il match.

La partita rimane tendenzialmente brutta, ma l’equilibrio la rende comunque interessante. C’è così lo spazio per assistere a qualche sprazzo di gran tennis proprio in coincidenza dei punti più delicati. E se la premessa è questa, è naturale che gli autori di quei guizzi siano due campioni Slam piuttosto che due onesti mestieranti del doppio. Sul 4-4, allora, prima Rafa fa conoscere al corridoio del Philippe Chatrier, che lo aveva sempre potuto guardare ma mai sentire, il suo fenomenale dritto e poi Carlitos realizza la palla break con una risposta vincente di rovescio su cui qualsiasi schema da doppio sarebbe risultato inutile. Nadal e Alcaraz si caricano e il primo può andare a servire per chiudere l’incontro. Un buon game basta alla coppia spagnola per archiviare questo primo turno tutt’altro che scontato dopo un’ora e cinquanta di gioco. Onore a Gonzalez e Molteni che hanno provato a ribellarsi al copione, ma l’aura di quei due è a livelli troppo alti perché il loro cammino nel torneo si potesse fermare così presto. Non è questa l’ultima notte di Rafa a Parigi.

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