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Un contratto di lavoro indegno: il Governo sta umiliando le forze di polizia

Il rinnovo del contratto di lavoro delle forze di polizia si sta rivelando una vergogna nazionale. Il Governo ha chiaramente scelto di non destinare risorse aggiuntive, lasciando gli operatori di polizia con aumenti salariali che non coprono nemmeno l’inflazione degli ultimi due anni. Il contratto che si va prospettando è un insulto alavoratrici e lavoratori di polizia, molti dei quali ogni giorno mettono a rischio la propria esistenza per garantire la sicurezza […]

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Il rinnovo del contratto di lavoro delle forze di polizia si sta rivelando una vergogna nazionale. Il Governo ha chiaramente scelto di non destinare risorse aggiuntive, lasciando gli operatori di polizia con aumenti salariali che non coprono nemmeno l’inflazione degli ultimi due anni. Il contratto che si va prospettando è un insulto alavoratrici e lavoratori di polizia, molti dei quali ogni giorno mettono a rischio la propria esistenza per garantire la sicurezza di tutti, con turni di lavoro massacranti, straordinari sottovalutati e non pagati, organici ridotti all’osso con una riduzione al 2027 pari al 30% dei numeri attuali.

Un Governo di false promesse

Le promesse del Governo si sono rivelate, ancora una volta, ingannevoli e incoerenti. Fin dal suo insediamento di questo Governo di centro-destra, abbiamo sentito parlare di valorizzazione delle forze di polizia, di riconoscimento dell’impegno e del sacrificio. Ma quando si tratta di mettere mano alle risorse, il Governo si tira indietro, dimostrando una totale mancanza di rispetto per chi serve lo Stato con dedizione e coraggio.

Accondiscendenze

Al tavolo delle trattative emerge una verità sconcertante che ci vede isolati, come  accaduto in occasione del riordino delle carriere e negli appuntamenti cruciali. Le organizzazioni cosiddette “autonome” e corporative, infatti mostrano una pericolosa affinità con i governi nazional-liberal-conservatori, anche a scapito degli interessi dei lavoratori che dovrebbero rappresentare. Ecco perché la CGIL è autenticamente e convintamente dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Paese. Oggi, molte delle organizzazioni sindacali di polizia che siedono al tavolo della contrattazione, nella loro presunta “autonomia politica”, si dichiarano pronte ad accettare aumenti ridicoli, preferendo “poche, maledette e subitanee” risorse, piuttosto che rivendicare un contratto dignitoso. Fuori dalle sale del negoziato ci sono le nostre lavoratrici, i nostri lavoratori, insieme alle loro famiglie, che si aspettano di essere rappresentati e difesi con determinazione.

Politiche pubbliche e salari minimi

In linea con l’attuazione della direttiva (UE) 2022/2041 relativa a salari minimi adeguati e con gli obiettivi chiave dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, dovrebbero essere adottate politiche pubbliche e azioni che rispettino l’autonomia delle parti sociali. È fondamentale rafforzare la contrattazione salariale collettiva e garantire che i tassi di crescita e gli aggiornamenti dei salari minimi rimangano in linea con l’inflazione, tutelando i lavoratori scarsamente retribuiti. Ignorare questi principi significa condannare le forze di polizia a un impoverimento progressivo, rendendo sempre più difficile per gli agenti svolgere il loro lavoro con serenità e professionalità.

Scarsissima considerazione del Governo

Non si tratta di una disparità di trattamento rispetto ad altre categorie del settore privato come i metalmeccanici o i bancari, ma di una scarsissima considerazione da parte del Governo nei confronti delle forze di polizia. Mentre altre categorie di lavoratori hanno ottenuto aumenti salariali significativi, le forze di polizia sono state lasciate indietro, senza il giusto riconoscimento per il loro impegno quotidiano. I metalmeccanici, ad esempio, hanno visto aumenti mensili fino a 180,78 euro, mentre i bancari hanno ottenuto aumenti medi di 435 euro.

Il diritto di sciopero negato

Permane la perversione secondo cui le lavoratrici e i lavoratori di polizia non possono scioperare perché è un diritto negato sotto il profilo normativo con una legge anacronistica di 50 anni fa, quella legge di riforma che fu promulgata con la clausola estorsiva di ottenere la smilitarizzazione in cambio della rinuncia al diritto di sciopero, Una riforma umiliante fin dalla sua genesi. È ora di superare anche questo grave gap, lesivo della categoria e di un vero diritto democratico. Negare il diritto di sciopero significa privare le nostre lavoratrici e i nostri lavoratori di uno strumento fondamentale per difendere i propri diritti e migliorare le proprie condizioni lavorative.

Le ragioni della nostra protesta

È ora di dire basta a questa umiliazione. Le lavoratrici e i lavoratori di polizia meritano rispetto e riconoscimento, non solo a parole ma con fatti concreti. Lo diciamo a questa compagine governativa che sistematicamente strumentalizza i poliziotti ad ogni campagna elettorale, come se la sicurezza pubblica fosse esclusivo patrimonio culturale della destra, dimenticando lo stato di incertezza e di pericolo sperimentato dagli italiani durante la dittatura fascista. La verità è che una polizia civile, smilitarizzata, è patrimonio e valore di una democrazia autentica.

È necessario trovare nuove strategie per far valere i diritti degli operatori. La nostra è una categoria che non può ricorrere allo sciopero o ad altre forme di pressione che, ancora oggi, a 43 anni dalla legge di riforma, si teorizza fantasiosamente possano compromettere la sicurezza pubblica.

La situazione del nostro Paese è arretrata sotto tutti i punti di vista. In Europa, le forze di polizia di Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia possono scioperare! Questi paesi sono democrazie che appartengono all’Unione Europea. In Italia, invece, si preferisce avere servitori dello Stato limitati nei diritti e nella dignità, si preferisce avere forze di polizia isolate dalla società civile. È a causa di questa cultura dell’assoggettamento che “le guardie” del nostro Paese sono limitate nei diritti, e lo sono allo stesso modo i cittadini, perché non è un caso che non vi sia alcun organismo di controllo sull’operato della polizia, come avviene, invece e da sempre, in Francia, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Norvegia.

Solo attraverso un impegno deciso e una lotta unitaria sarà possibile sperare in un contratto che rispecchi realmente il valore e l’importanza del lavoro svolto dalle forze di polizia. Per queste ragioni, saremo in piazza a manifestare, insieme alla Funzione Pubblica e alle rappresentanze militari del comparto, mercoledì 31 luglio prossimo. Vogliamo farlo con i nostri lavoratori e con i cittadini, insieme, contro questo Governo che dimostra anche su questo versante di non essere all’altezza del proprio delicato compito di amministrare un Paese e di tutelare cittadini e lavoratori.

E’ la lotta del la CGIL che vorremmo condividere con l’invito alla partecipazione dei cittadini, perché una polizia autenticamente democratica è patrimonio del Paese intero.

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