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Addio a Annalena Menazzi Moretti, l’erede della storica birreria udinese famosa in tutto il mondo 

Addio a Annalena Menazzi Moretti, l’erede della storica birreria udinese famosa in tutto il mondo 

foto da Quotidiani locali

Avrebbe compiuto 81 anni in agosto, Annalena Menazzi Moretti, ma venerdì l'erede del noto birrificio udinese si è spenta nell'ospedale di Pescara, dove sabato sono stati celebrati i funerali. Fatale un incidente domestico.

L'ultima figlia di Luisa Moretti e Venceslao Menazzi, meglio noto come il "commendator Lao", colui che ha reso famosa in Italia e all'estero la birra del Baffone, da molti anni viveva a Pescara, ma era rimasta sempre legata a Udine, sua città natale e sede dello storico birrificio.

La famiglia Menazzi Moretti è stata tra le più importanti e facoltose del Friuli: oltre ad aver fatto crescere il marchio della Birra Moretti, rimasta friulana per più di cento anni, fino al 1989 e ora di proprietà del gruppo Heineken, ha realizzato una vasta area a uso sportivo (90 mila metri quadrati) che ha ospitato, tra l'altro, l'Udinese dal 1924 al 1976 e si è poi tramutata nell'attuale parco Moretti (ex stadio).

Annalena Menazzi Moretti era un'appassionata d'arte e aveva sostenuto numerosi progetti culturali, organizzando mostre ed eventi. A Pescara, dove si era trasferita con il marito, l'ingegnere Riccardo Cristini (morto in un incidente nel 2016), che in Abruzzo aveva l'incarico di realizzare un nuovo stabilimento Moretti a Popoli, si era adoperata per la creazione di spazi espositivi e la promozione di artisti emergenti. Nel 2002 aveva donato alla città di Udine la scultura di Marco Lodola, il cavallo multicolore che si trova al parco Moretti .

Quando compì sessant'anni decise di raccontarsi nel libro "Sposerò il baffone: storia di una famiglia friulana", pubblicato sempre nel 2002 da Campanotto editore. Nel libro ha raccontato la sua intensa vita sentimentale scandita tra due matrimoni e relazioni con manager, principi e artisti. Come più volte ha sottolineato la più importante è stata con il sociologo Dario Paolucci, scomparso nel 2012. «Nata ricca, in una delle famiglie più famose del Friuli, proprietaria di un'industria di birra conosciuta ovunque, ma che ora non ci appartiene più», ricordava nella prefazione.

«Ho ammirato il coraggio di Annalena - racconta Carlo Marcello Conti, titolare della casa editrice Campanotto - che all'epoca conoscevo solo di fama perché decise di raccontare la sua storia, dall'educazione quasi da principessa con la possibilità di studiare in collegi svizzeri al rapporto col padre che era una figura complessa. Il messaggio che più mi ha colpito però è che emerge in modo lampante come, al di là di tutto, la cosa più importante nella vita sia il tentativo di essere in qualche modo felici. Quando andai a Pescara per presentare il libro al teatro Flaiano c'erano 4-500 persone, un vero successo».

Un altro episodio che Conti ricorda è il giorno dell'inaugurazione del parco Moretti: «Annalena disse che se avesse chiuso gli occhi avrebbe potuto ancora sentire il profumo del luppolo. E devo dire che anche a me quel luogo riporta alla memoria il fumo che saliva sempre in fondo a viale Venezia. La birreria era un punto fermo per la città, bastava guardare il fumo per capire in che direzione andare, inoltre dava lavoro a mille persone».

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