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Meloni lascia Pechino, direzione Shanghai: “La via della Seta non funzionava. Ottenuti risultati concreti”

Giorgia Meloni ha appena lasciato l’hotel Regent di Pechino per raggiungere il volo che la condurrà a Shanghai, seconda tappa della sua missione in Cina. Poco prima ha avuto un lungo incontro con i giornalisti, dove ha risposto a una serie di domande, sia sulla missione in Cina che sulla politica internazionale e italiana.  Il […]

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Giorgia Meloni ha appena lasciato l’hotel Regent di Pechino per raggiungere il volo che la condurrà a Shanghai, seconda tappa della sua missione in Cina. Poco prima ha avuto un lungo incontro con i giornalisti, dove ha risposto a una serie di domande, sia sulla missione in Cina che sulla politica internazionale e italiana.  Il premier ha ribadito l’impostazione dell’approccio alternativo alla via della Sera. “Io ho sempre detto che non condividevo l’ingresso italiano nella Via della Seta, di conseguenza “è stata una scelta di coerenza quella di decidere di uscire. Ma ho sempre detto che la presenza italiana nella Via della Seta non era l’unico modo per avere rapporti e anche per far crescere i nostri rapporti con la Cina”.

Meloni prima di lasciare Pechino: “La via della Seta di Conte? Ha creato un disavanzo di 41 miliardi”

Facendo “un veloce bilancio di questa prima missione ufficiale in Cina”, Meloni si è detta “molto soddisfatta. Volevamo che fosse una visita con dei risultati concreti, quei risultati ci sono stati. C’è stata la firma di un Piano d’azione triennale e la firma di sei intese su materie per noi molto importanti che vanno dalla cooperazione industriale alla tutela delle indicazioni geografiche, la sicurezza alimentare, le materie ambientali, l’istruzione”. .

“Io capisco le difficoltà di Giuseppe Conte – ha aggiunto Meloni rispondendo a una domanda- perché aveva promesso che con l’ingresso dell’Italia nella Via della Seta si sarebbe riequilibrata la bilancia commerciale. La bilancia commerciale nel 2022 quando siamo arrivati noi produceva un disavanzo per l’Italia di 41 miliardi di euro, quindi evidentemente non ha funzionato”.

“Chiara con Xi, la Cina smetta di sostenere la Russia”

Quello con Xi Jin Ping “è stato un dialogo ampio e franco e rispettoso che chiaramente ha coinvolto anche tutte le materie dell’agenda internazionale, sulle quali chiaramente la Cina rimane indispensabile dalla guerra di invasione all’Ucraina alle tensioni che si vanno moltiplicando, dal governo dell’intelligenza artificiale fino alla riforma del consiglio di sicurezza dell’ONU e le questioni climatiche. L’abbiamo fatto con trasparenza con lealtà con franchezza penso che penso e spero ciò che possa essere utile ecco per ingaggiare un interlocutore che è sicuramente molto molto importante in questa fase”.

Al presidente cinese, “ho ribadito le mie convinzioni, l’aggressione russa all’Ucraina è un attacco frontale alla convivenza pacifica tra i popoli, alle regole del diritto internazionale. Quando le regole del diritto internazionale vengono messe in discussione chiaramente producono un Domino che noi stiamo già vedendo, anche economico. Questo probabilmente può convenire a Putin ma credo non convenga a nessun altro. E’ evidente che il sostegno cinese alla capacità industriale russa è un tema e l’abbiamo ribadito ovviamente ma io penso che la Cina partendo dai principi di sovranità integrità territoriale che pure sempre rivendica possa diventare un soggetto diciamo risolutore per la identificazione di una pace giusta in Ucraina”.

Meloni da Pechino: molto preoccupata dalla situazione in Libano, Israele non cada in trappola

Meloni al punto stampa di Pechino si dice anche “molto preoccupata per quello che sta succedendo in Libano, un elemento che va valutato è che ogni volta che ci sembra di essere un po’ più vicini all’ipotesi di un cessate il fuoco accade qualcosa: significa che ci sono diversi soggetti regionali che puntano a una escalation e a costringere Israele a una reazione. Lo dico anche per invitare Israele a non cadere in questa trappola. Io sono in contatto con il ministro degli esteri, sono in contatto con il governo, sono in contatto con gli alleati bisogna continuare a passare messaggi di moderazione e in questa fase la Cina sicuramente anche qui può essere un interlocutore molto importante. Sappiamo dei rapporti solidi che esistono con Teheran, con l’Arabia, sicuramente diciamo nella nella nel lavoro per la normalizzazione nei rapporti tra paesi arabi e Israele la Cina è un interlocutore molto importante”. 

“Il dossier Ue si basa sugli articoli de Il Fatto e Repubblica”

Rispondendo alle domande sulla politica nazionale, nessuna frizione con la Commissione Europea ma solo “una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico del quale, mi corre l’obbligo di ricordare che gli accenti diciamo così critici non sono della Commissione europea. La commissione Europea riporta accenti critici di alcuni portatori di interesse, stakeholder, e chi sono quegli stakeholder? Il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica…Varrebbe la pena ricordare ad esempio – ha aggiunto Meloni – che quando questi stakeholders imputano al governo italiano la governance della RAI, ma le regole di determinazione delle governance della RAI è definita da una legge del 2015 che ha fatto il governo Renzi”. 

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