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Giallo sulla morte del clochard: parapetto troppo alto per un uomo fragile

Giallo sulla morte del clochard: parapetto troppo alto per un uomo fragile

foto da Quotidiani locali

Perché un uomo fragile, di sicuro non in forma, ha scavalcato un parapetto alto almeno un metro e mezzo per lanciarsi nel vuoto?

È la domanda alla quale il pm padovano Roberto D’Angelo sta cercando di dare una risposta con gli investigatori della Squadra mobile per fare luce sulla morte di Aurelian Bacnasu, il 47enne di origine romena, da anni cittadino di fatto della città del Santo dove viveva da clochard.

Una morte tinta di giallo sulla quale si vuol fare piena luce.

Ecco perché il magistrato ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario a carico di ignoti, per rendere così possibili una serie di accertamenti.

A partire dall’autopsia che, su incarico della procura, è stata svolta dal professor Andrea Porzionato dell’Università di Padova.

Primo obiettivo: capire le cause della morte e accertare se il corpo, prima della caduta, abbia o meno subito violenze che, al momento dall’esame esterno, non sarebbero state rilevate. Secondo obiettivo: individuare il momento del decesso indispensabile per ricostruire gli ultimi istanti di vita del 47enne.

Qualcuno potrebbe avergli fatto del male? O forse Aurelian stesso, magari per sfuggire a un inseguitore, ha scavalcato quella recinzione? Oppure davvero l’uomo si è lanciato nel vuoto, magari dopo aver bevuto troppo oltrepassando quel parapetto?

Il corpo, in avanzato stato di decomposizione, è stato recuperato dai vigili del fuoco nel boschetto tra la tangenziale sottostante il cavalcavia di Chiesanuova e lo svincolo per Trento-Limena che parte quasi dal crinale dell’infrastruttura, muovendosi nella direzione da Rubano al centro di Padova.

Era stato un passante a dare l’allarme dopo aver sentito un odore nauseabondo nella notte del 26 luglio: sul posto sono arrivate le forze dell’ordine e poi, una volta individuata la salma, sono giunti i pompieri per il recupero.

La certezza del riconoscimento è avvenuta grazie al Dna e alle tracce dattiloscopiche presenti nella banca data della polizia che hanno consentito l’identificato di quei resti senza ombra di dubbio come quelli di Aurelian Bacnasu. La morte è stata collocata fra i quattro e i 15 giorni precedenti alla scoperta, tuttavia sarà l’esito dell’autopsia a fornire elementi più precisi.

L’uomo, da molti anni a Padova, era stato denunciato in qualche occasione per ubriachezza molesta e una multa risalente allo scorso giugno gli è stata trovata nella tasca dei pantaloni. Purtroppo l’alcol era un compagno di vita per Aurelian.

Una vita ai margini, sfortunata, che andava avanti alla giornata. Il suo rifugio era l’ex centrale del latte, tra via Naccari e via Pioveghetto, non lontano dal luogo della tragedia: in quei locali fatiscenti, zeppi di cartoni di bottiglie di vino, Aurelian condivideva esistenza e solitudine con un altro senzatetto, Trovaj Ezelyn, detto “Gimmy”, che da giorni non lo aveva più visto.

E che la notte del 26 luglio si è precipitato sul cavalcavia, sospettando che il corpo in via di recupero fosse proprio quello di Aurelian, noto ai commercianti di corso Milano dove passava quotidianamente per raggiungere le piazze, faticando a comunicare. Del resto, la vita ogni giorno di più gli regalava sofferenze e difficoltà. E negli ultimi tempi problemi di salute tanto che appariva fisicamente provato.

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