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Belluno, al via il progetto Resalp per monitorare i bivacchi alpini

I cambiamenti climatici stanno creando problemi ai bivacchi alpini? Grazie al progetto “ResalpResilienza Strutture Alpine”, per la prima volta saranno indagate le condizioni di stabilità geo-idrologiche idrologiche dei 18 rifugi e 40 bivacchi italiani del Cai posti al di sopra dei 2.800 metri di altitudine.

Il progetto, finanziato dal Club Alpino Italiano, prevede, nell’arco dei prossimi due anni, un’opera di screening unica nel suo genere a livello alpino: un’approfondita analisi di tutte le strutture di alta quota del Cai finalizzata a identificare eventuali problemi di stabilità degli edifici o delle opere che sono a essi connessi.

Il progetto Resalp

I rilevamenti presso i bivacchi e i rifugi alpini ad alta quota saranno effettuati da un team composto da professionisti del settore (esperti, geologi e guide alpine) per le attività che riguardano i bivacchi che si trovano sopra i 2.800 metri di altitudine.

Una particolare attenzione verrà riservata a quei processi riconducibili agli effetti del cambiamento climatico sulla stabilità del permafrost: il progetto “Resalp” nasce, infatti, dalla volontà del Club alpino italiano di mappare il territorio nel quale sono ubicate strutture, la cui stabilità potrebbe essere a rischio a causa della riduzione del permafrost (il suolo perennemente ghiacciato) provocata dall’aumento delle temperature.

Oltre alla valenza operativa, questo screening avrà anche un importante ritorno in termini metodologici e scientifici, in quanto permetterà la raccolta di dati mai acquisiti prima d’ora – fornendo così conoscenze utili alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico– e potrà essere utilizzato come modello di riferimento per attività analoghe in altri settori delle Alpi o in aree potenzialmente interessate da processi di degradazione del permafrost.

Bivacchi ai raggi X

La ricognizione verrà realizzata in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi). In provincia, a una quota superiore a quella indicata si trovano la Capanna Punta Penia, ai 3.432 metri della Marmolada, la cui titolarità è di un privato.

C’è il Rifugio Torrani del Cai di Conegliano, che si trova ai 3 mila metri del monte Civetta (il progetto di ristrutturazione e ampliamento del Torrani è allo studio ormai dal 2017, ma il Cai ha difficoltà a trovare il finanziamento necessario perché si tratta di un’opera molto complessa e costosa, realizzabile solo attraverso l’utilizzo di un elicottero.

A quota 2922 si trova la Baracca degli Alpini, sulle Tofane, in comune di Cortina. Ha 7 posti letto ed è incastrato nella roccia. È stato inaugurato il 5 settembre 1982, è stato realizzato per iniziativa di un gruppo di dipendenti della Società di gestione della Funivia Tofana.

Un altro bivacco indagato sarà il “Cosi”, sull’Antelao, a quota 3111, in località Laste, comune di Calalzo. Appartiene al Cai di Padova: inaugurato il 9 settembre1956, è un prefabbricato realizzato da Redento Barcellan, prototipo del modello cosidetto “Antelao”.

Possibili controlli anche sul bivacco Dal Bianco, anche se non si trova a 2800 metri, ma 70 più sotto; è piazzato nel gruppo della Marmolada, vicino al Passo Ombretta, in comune di Rocca Pietore.

È stato inaugurato il 15 settembre1968, in sostituzione del cosiddetto “rifugio capitano Berti”, ricovero in caverna ai piedi della parete della Marmolada, già posizione di guerra durante il primo conflitto mondiale.

Non è neppure da escludere un sopralluogo allo Slaataper, che si trova a 2600 metri ma che il Cai Veneto ha in programma di ristrutturare.

Siamo sul Sorapiss, in località Alto Fondo de Ruseco, comune di San Vito. Proprietaria la sezione Cai 30 Ottobre di Trieste, è stato inaugurato il 21 agosto1966. Tornando sul Civetta, troviamo il bivacco Tomè, a quota 2860 metri, in Val dei Cantoni (Alleghe).

Titolare è il Cai Agordo, 6 posti letto: l’inaugurazione è del 1970.

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