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“Ho affrontato la prima chemioterapia. Stavo male, malissimo, mi sentivo avvelenata”: la giornalista Mediaset Gaia Padovan racconta il suo tumore al seno

Con un post sui social ha voluto condividere la sua esperienza per dare forza anche alle altre persone che stanno affrontando la grave malattia

L'articolo “Ho affrontato la prima chemioterapia. Stavo male, malissimo, mi sentivo avvelenata”: la giornalista Mediaset Gaia Padovan racconta il suo tumore al seno proviene da Il Fatto Quotidiano.

La giornalista Mediaset Gaia Padovan con un lungo post sui social ha voluto condividere la sua esperienza a contatto con il cancro al seno per dar forza a tutte quelle persone che stanno affrontando la sua stessa situazione o malattie gravi. “Ti diranno che milioni di persone attraversano questo incubo e che molti ce la fanno, ti diranno che sei una donna fortissima, che lo sei sempre stata. Ma tu sarai devastata. Scioccata. Incredula. – ha spiegato – Il tumore al seno è ancora oggi la prima causa di morte oncologica nella popolazione femminile. Giochi a dadi con la vita, ne sei consapevole ed è il panico. Ma un po’ alla volta metabolizzi e smetti di domandarti perché proprio io con due bimbi splendidi e tante vite da vivere. Ma si va avanti, un passo alla volta, un giorno alla volta”.

Poi la prima chemioterapia “la temuta rossa. Stavo male, malissimo. Mi sentivo avvelenata. Ho provato a resistere col caschetto che ghiaccia la testa a 3 gradi, tentativo per salvare i capelli, ma niente, non ci sono riuscita. Mi sono detta ‘chissenefrega’. Li perderemo, saremo meravigliose comunque, metterò la parrucca rosa che a Mediaset non mi pareva il caso, ricresceranno più belli e forti di prima”.

Il tutto è iniziato a maggio “quando mi è stato diagnosticato un tumore al seno localmente avanzato con metastasi ai linfonodi. Una notizia che ti annienta. Ma non è nemmeno una sentenza di morte. Perché se ti affidi alla scienza e non perdi la speranza o la fede per chi ce l’ha, puoi farcela. Prima regola: non cadere nel tranello Internet perché tu non sei statistica, un terzo stadio può voler dire tutto e niente, ogni storia è unica. Affidatevi completamente alla medicina. Noi veneti abbiamo la fortuna di avere una eccellenza sotto casa, lo IOV Centro di ricerca e cura tra i migliori d’Italia. Che ringrazio infinitamente”.

L’attesa è piena di pensieri: “A 40 giorni dall’intervento chirurgico mi attendono mesi di chemioterapia,radio e ormonoterapia. Per un po’ mi dovrò assentare dal lavoro, ma apparirò nei Mag girati e montati in precedenza,ah, l’incomparabile potere della tv!”.

La decisione di condividere la malattia “è una questione molto intima ma ho scelto di condividerla per dirvi la cosa più importante: la prevenzione vi salva la vita! Non rimandate quella visita travolti dal turbinio ansiogeno della vita moderna. E fatevi supportare: che sia la vicina di casa, l’amica di sempre, il sorriso di un estraneo. Perché lo stress uccide il corpo, l’ossitocina (abbracci e sorrisi) e la ricerca, lo fanno rinascere”.

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