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Torna la peste suina: contagi in tre allevamenti a Mortara, Gambolò e Besate

MORTARA. Peste suina africana in tre allevamenti. Due si trovano in Lomellina, a Mortara (10mila maiali) e a Gambolò (1200), e uno ai confini con il Pavese, a Besate (500). Già partito il piano di “eradicazione della malattia” che ha l’obiettivo di fermare l’avanzata di un virus fortemente contagioso attraverso l’abbattimento di 11.700 suini. A circa un anno di distanza, si ripete quindi il dramma della scorsa estate quando la Psa si era diffusa nel settore suinicolo che, in provincia, conta 170 aziende e 400 dipendenti, obbligando ad abbattere 45mila capi.

Lè autorità sanitarie

Già partita l’indagine epidemiologica da parte del Dipartimento veterinario di Ats, dell’Unità operativa veterinaria di Regione Lombardia e dell’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna per capire come sia avvenuta la diffusione di un’infezione che non è trasmissibile all’uomo. Il contagio potrebbe essersi verificato attraverso il contatto diretto con animali malati o tramite alimenti di origine suina oppure attraverso l’uomo con la contaminazione di mezzi, indumenti, attrezzature, cibo di origine o contenete carne di maiale. Lo studio dovrà verificare se via sia stato un contatto diretto tra suini e cinghiali o un contatto indiretto con automezzi aziendali o mangimi.

Rafforzate ulteriormente regole già ferree in una provincia blindata dallo scorso agosto, con 186 Comuni che ancora oggi si trovano nelle zone di restrizione I e II, di cui 29 in zona I e 157 in zona II. Sono infatti state istituite le aree di protezione e sorveglianza. Quella di protezione riguarda i Comuni in un raggio di tre chilometri dal luogo del focolaio. La zona di sorveglianza comprende i centri entro 10 chilometri dagli allevamenti in cui sono stati riscontrati casi di Peste suina africana e prevede lo stop della movimentazione dei suini, fatta eccezione se inviati direttamente ai macelli designati.

Le regole

Stando al provvedimento dell’Unità operativa veterinaria di Regione Lombardia, diretto da Marco Farioli, l’invio dei capi deve però essere vincolato all’esito favorevole della visita clinica nelle 24 ore precedenti lo spostamento degli animali e al prelievo, nelle 72 ore precedenti, di milze in condizioni di biosicurezza (in cella) per il conferimento ad Izsler da due capi morti di recente (non oltre 5 giorni). Nel caso in cui non ci fossero animali morti recentemente, devono comunque essere prelevati gli animali morti da minor tempo possibile per eseguire un esame di laboratorio.

In caso di presenza di soggetti disvitali, cioè nati molto piccoli, deve essere effettuato il prelievo di sangue secondo la normativa. Il provvedimento prevede inoltre che «personale e mezzi impiegati negli allevamenti in zona di restrizione II non possono essere destinati ad allevamenti che si trovano in aree non soggette a restrizioni». È vietato l’ingresso a chi non è strettamente collegato all’attività di allevamento o alla gestione dell’emergenza e il personale che lavora in questi allevamenti, anche quello impiegato nel periodo estivo, deve essere formato ed informato sulle misure di biosicurezza. La Psa è stata accertata anche in un allevamento di Trecate, in provincia di Novara.

Stefania Prato

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