Oropouche, la nuova febbre arriva anche in Italia. E col clima che cambia può andare peggio
Mentre la West Nile miete le prime vittime in Italia (ne avevamo già parlato tempo fa), un nuovo virus sbarca nel Vecchio Continente e, in particolare, nel nostro Paese. In questi giorni, infatti, si sente più spesso parlare della febbre Oropouche, nuova patologia emergente che in Brasile ha fatto registrare i primi decessi (al momento i primi mai registrati al mondo).
Responsabile di questa malattia è un virus a Rna che rientra nella grande famiglia delle arbovirosi, e che l’essere umano contrae attraverso la puntura di alcuni insetti, tra cui moscerini e zanzare. Da sempre tipiche delle aree tropicali e subtropicali, le arbovirosi sono zoonosi causate da virus trasmessi da vettori artropodi (come zanzare, zecche e flebotomi) tramite puntura. Interessano sia l’uomo che gli animali e ad oggi si contano oltre cento virus classificati come arbovirus in grado di causare malattia nell’uomo. Tra questi Chikungunya, Dengue, Zika, West Nile, che in Italia sono soggette a sorveglianza speciale in quanto infezioni più di rado autoctone, ma soprattutto ‘importate’ e per questo motivo devono essere considerate nella diagnosi differenziale in caso di viaggio all’estero.
Come per le altre infezioni veicolate da ‘insetti vettori’, la crisi climatica e il riscaldamento globale giocano un ruolo da protagonisti e finiscono per essere il minimo comune denominatore nella diffusione di alcuni patogeni. Scoperto nel 1955 in Trinidad e Tobago, il virus Oropouche è endemico in molti paesi sudamericani, sia nelle aree rurali che in quelle urbane, ma oggi, per la prima volta nella sua storia, raggiunge latitudini e longitudini che non aveva mai toccato in passato.
I casi registrati nelle ultime settimane sono importati da persone che hanno contratto il virus in altre zone del mondo e poi sono rientrate nel nostro paese. Al momento, quindi, il rischio di infezione esiste solo se si viaggia nei paesi in cui sono presenti il virus e il vettore responsabile, il moscerino Culicoides paraensis – così come altri vettori. È chiaro però che la preoccupazione degli esperti di sanità pubblica riguarda la possibilità che, in futuro, complici i cambiamenti climatici, questo insetto vettore potrà raggiungere, come già avvenuto in altri casi, anche l’Italia e altri paesi del Mediterraneo.
Il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno attuato tutte le misure di sorveglianza necessarie per questa malattia i cui sintomi comprendono la comparsa improvvisa di febbre, cefalea, rigidità articolare, dolori e, in alcuni casi, fotofobia, nausea e vomito. Mentre la guarigione completa può richiedere alcune settimane.
Quello che però preoccupa maggiormente, nel caso del virus Oropouche, è il pericoloso effetto teratogeno, non dissimile rispetto a quanto avviene col virus Zika. L’ipotesi di effetti negativi sulla gravidanza purtroppo è quella a cui sta lavorando l’ufficio per le Americhe dell’Oms, che ha già segnalato due possibili casi di trasmissione del virus da madre a feto durante la gravidanza.
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