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L’incontro tra De Toni e Fedriga tra nuova collaborazione e progetti condivisi: «Volontà di dialogo istituzionale»

UDINE. Un rapporto diretto con Massimiliano Fedriga, privo di intermediari, e una collaborazione tra Comune e Regione – già a partire da settembre – sui progetti pensati per il rilancio della città cominciando da Borgo Stazione.

Alberto Felice De Toni tira dunque diritto per la propria strada, senza ascoltare chi, all’interno della sua maggioranza, auspicava un approccio più muscolare nei confronti di piazza Unità. E al termine dell’incontro a Trieste con il governatore sceglie di giocare la partita su due tavoli separati: abbassare la tensione dopo gli scontri in assestamento di Bilancio e puntare a un approccio pragmatico (e concreto) nei confronti di chi – a meno di modifiche non all’orizzonte della piramide istituzionale italiana – avrà sempre l’ultima parola sul finanziamento delle opere.

Ora, sul secondo punto bisognerà senza dubbio verificare se questa sorta di nouvelle vague udinese reggerà l’urto delle opposte maggioranze politiche. Sull’atteggiamento, però, De Toni pare aver colto nel segno perchè se Fedriga, ufficialmente, non parla, dalla Regione traspare comunque «soddisfazione per il nuovo approccio» di palazzo D’Aronco sul tema.

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Ma cosa ha detto, essenzialmente, De Toni? In primis che quello di Trieste è stato «un incontro positivo all’insegna del dialogo istituzionale» e che «nel corso della riunione, caratterizzata da toni cordiali, è stato individuato il modus operandi per procedere, già da settembre, verso un percorso di collaborazione per le future scelte cittadine, anche in riferimento alla riqualificazione di un’area delicata come quella di Borgo Stazione».

Via libera, in sintesi, a un tavolo di confronto con Trieste senza il timore di «essere commissariati» – tanto per citare un paio di esponenti del Pd locale –, ma con l’obiettivo di ottenere i fondi necessari a cambiare il volto del quartiere. Più o meno quello che voleva sentirsi dire Fedriga, disponibile a valutare un piano complessivo di riqualificazione – a condizione che il masterplan muti quantomeno a livello di campo da basket e di parcheggio multipiano – e continuare a investire in Borgo Stazione dopo i finanziamenti già erogati per Casa Burghart (345 mila euro annui per un decennio) e per la futura sede dell’Arcs all’interno dell’ex albergo Europa (poco meno di 17 milioni)

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Il corollario del teorema chiamato risultati (e fondi) passa, tuttavia, per i rapporti che De Toni, a questo punto, auspica diventino più stretti e diretti, se non personali. «Abbiamo condiviso entrambi la volontà di instaurare un dialogo istituzionale e diretto sindaco-presidente – conferma il primo cittadino – con l’obiettivo di ottenere i risultati che tutti auspichiamo per Udine e il Friuli». Un concetto non proprio banale quello espresso dal sindaco e che possiede una logica profonda. De Toni, infatti, ha sempre sostenuto, pur in maniera ufficiosa, come gli attacchi nei confronti della Regione non siamo mai arrivati direttamente da lui, bensì da alcuni componenti della maggioranza con cui ha vinto le Comunali.

Sostenere che d’ora in poi i maxi-temi di Udine li affronterà in maniera diretta con Fedriga, significa recapitare un messaggio in piazza Unità che suona più o meno come «non preoccupatevi se i partiti si agitano, perchè alla fine è una questione tra noi due». Tra sindaco e presidente, appunto. Attenzione, però, perchè una svolta di questo tipo si traduce anche in una necessaria nuova assunzione di responsabilità gestionale da parte del sindaco. Se questa è l’impostazione che ha stabilito di tenere nei confronti della Regione, cioè, De Toni dovrà pure maneggiare con maggiore efficacia l’eterogeneità della propria maggioranza e perfino le possibili, per quanto legittime, ambizioni personali di chi potrebbe essere più interessato allo scontro con Trieste che alla collaborazione istituzionale. È inevitabile, d’altronde, considerato come sia fantascienza ritenere che in politica parole e posizioni di un gruppo non si riverberino sul comandante in capo. Ancora di più, peraltro, in epoca di elezione diretta.

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