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Netanyahu rivendica l’uccisione di Haniyeh: “Combattiamo l’asse del male iraniano, ci aspettano giorni difficili ma siamo pronti a tutto”

“Abbiamo inferto colpi devastanti a tutti i nostri nemici“. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu tiene un discorso alla nazione dopo l’uccisione del capo dell’ala politica di Hamas, Ismail Haniyeh, colpito da un missile teleguidato mentre si trovava nella sua residenza privata in Iran. Rompe il silenzio e non usa giri di parole: “Dall’inizio della guerra ho chiarito che stiamo combattendo contro l’asse del male dell’Iran. Questa è una guerra di esistenza“, ha affermato il primo ministro sottolineando che “l’asse ha tre armi: Hamas, gli Houthi e Hezbollah. Negli ultimi giorni abbiamo inflitto colpi devastanti a ciascuno di essi“. Non è il primo omicidio mirato di figure alto profilo compito da Israele in Iran, ma Tel Aviv – negli ultimi anni – non li ha mai rivendicati.

“Ci aspettano giornate molto difficili” – Un omicidio in territorio iraniano che rischia di destabilizzare sempre di più l’area, tanto che il segretario di Stato, Antony Blinken, ha puntualizzato che gli Usa non sono stati “informati” né “coinvolti” nell’assassinio. E Netanyahu avverte i cittadini di Israele: “Ci aspettano giornate molto difficili”, ma “siamo pronti a tutti gli scenari”. “Siamo determinati contro gli attacchi a Israele, contro chiunque sarà contro di noi” e “faremo pagare un prezzo molto alto” a chi attacca Israele. Netanyahu commenta anche l’uccisione in Libano del numero due di Hezbollah: abbiamo colpito “Fuad Shukr, responsabile della strage dei bambini a Majdal Shams e di tanti altri civili israeliani. Era il terrorista più ricercato del mondo, uno dei contatti più importanti tra Hezbollah e l’Iran. Abbiamo chiuso il conto con Shukr e chiuderemo il conto con chiunque provi a farci del male“, ha aggiunto il premier.

“La guerra richiederà tempo” – Il leader israeliano ribadisce che la guerra “richiederà tempo” e chiede resistenza ai cittadini. E rivendica anche di non avere dato retta alle pressioni (anche internazionali) per un cessate il fuoco: “Da tempo sono sotto pressione in patria e all’estero per porre fine alla guerra: non ho ceduto a quelle richieste prima e non cedo neanche adesso”, ha sottolineato. Netanyahu ha poi aggiunto: “Se fossi stato a sentire, Israele non avrebbe eliminato i leader e i combattenti di Hamas, distrutto le infrastrutture, preso la zona di confine tra Gaza e l’Egitto, creato le condizioni che ci avvicinano a termini che non solo riporteranno indietro i nostri ostaggi, ma ci consentiranno anche di raggiungere tutti i nostri obiettivi di guerra”.

“Non ci siamo arresi” – “Tutti i risultati degli ultimi mesi sono stati ottenuti perché non ci siamo arresi“, ha affermato Netanyahu, “e perché abbiamo preso decisioni coraggiose di fronte a una grande pressione in patria e all’estero. E vi dico che non è stato facile”. “Insieme combatteremo e, con l’aiuto di Dio, insieme vinceremo”, ha concluso Netanyahu.

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