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Vincere le Olimpiadi, parola alle nostre regine d’oro: «Dopo la medaglia siamo andate a mangiare una pizza»

Dal Friuli con furore. L’oro numero 50 della scherma italiana nella storia dei Giochi Olimpici è un ponte che idealmente unisce Nord e Sud: da un lato le catanesi Alberta Santuccio e Rossella Fiamingo, dall’altro Mara Navarria e Giulia Rizzi, entrambe di Udine. In comune la lingua della spada, quella capace di zittire la bolgia del Grand Palais, battendo le francesi padrone di casa.

L’onda lunga dei festeggiamenti non si arresta, con le quattro azzurre che fanno tappa a Casa Italia, in un pomeriggio nuvoloso, per ricevere il giusto tributo. Rilassate, sorridenti, sfoggiano con orgoglio le medaglie di Parigi, frutto di un lavoro di squadra che parte da lontano.

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Il titolo europeo conquistato il mese scorso a Basilea è stata la miccia di una dinamite esplosa al momento giusto, rilanciando anche un’Olimpiade vissuta fra le montagne russe, fra medaglie e arbitraggi discutibili. Mara e Giulia hanno fatto le ore piccole: tornate alle 2 di notte nel Villaggio Olimpico dal Grand Palais, è stato difficile per loro prendere sonno con tutta quella adrenalina ancora addosso. E allora via con uno spuntino: un trancio di pizza, yogurt greco e cereali integrali. «Era quello che abbiamo trovato», ci scherza su Giulia. «Non riuscivamo a stare in camera e ci siamo andate a fare un giro», racconta Mara. Si può festeggiare anche così, lo sa bene la più esperta del gruppo, 39 anni appena compiuti, all’ultimo ballo prima di appendere la spada al chiodo.

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«Essere capitana è una responsabilità - parla del suo ruolo la Navarria - e penso di aver trasmesso serenità alle mie compagne quando serviva. Penso pure che il mio classico pugnetto abbia portato bene. Il Grand Palais? Quando si accendeva la nostra luce il cuore esplodeva di gioia».

Qualche anno in meno per la conterranea Giulia Rizzi, classe ’89, alla prima Olimpiade della carriera. E che Olimpiade. «Tantissima emozione, è stato magico fare la gara in un Grand Palais che è un impianto fantastico, il tempio della spada. Vincere poi la medaglia d’oro assieme alle mie compagne è ancora più bello», confessa la poliziotta udinese, che come le altre azzurre si è allenata con la registrazione del tifo francese in sottofondo, il miglior modo per prepararsi a quello che le attendeva. Questo spirito di gruppo costruito lungo tutto lo Stivale è stato uno dei segreti del successo di queste ragazze.

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«Io e Giulia rappresentiamo il Nord, Alberta e Rossella il Sud, però io ho il nonno siciliano per cui faccio da collante - ride Mara Navarria - È bello che tante ragazze possano immedesimarsi in noi, ci possono conoscere e vederci allenare in palestre diverse. La spada non ha un centro federale per cui io e Giulia ci alleniamo a Treviso mentre Alberta e Rossella a Roma. Del resto siamo anche nate in palestre diverse ma siamo unite più che mai».

E ora il ritorno a casa. «Il Friuli è un pezzo di cuore per me - chiosa la Rizzi - Portarlo qui e vincere un oro è un orgoglio, sono contenta di condividerlo con tutta la mia regione».

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Nel palmares di Mara c’era già una medaglia olimpica, il bronzo conquistato tre anni fa a Tokyo, sempre con le sue compagne di squadra. «Ma sarà bellissimo arrivare a casa nostra con un oro - ammette - Il Friuli per me è casa, famiglia, è il legame con un territorio da dove partirà anche la mia seconda vita, quella non di atleta».


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