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Al Pio X la mensa a 6,4 euro. È la più cara di Treviso, genitori infuriati

Buono pasto, ma quanto costi? Al Collegio Pio X di Treviso sono giorni di telefoni bollenti tra genitori dopo la comunicazione con cui la direzione scolastica ha informato la variazione del prezzo del singolo pasto per gli alunni di infanzia e elementari, un «aggiornamento», ha scritto, che ha portato il pasto dei bambini dell’asilo a 5,20 euro, e quello per gli alunni delle elementari a ben 6,40.

A far saltare sulla sedia molte famiglie, e soprattutto quelle che hanno più figli iscritti, è stato «l’ennesimo rincaro» sbottano molti. Il costo del pranzo a scuola (non è permesso l’accesso al panino o al pasto fatto in casa) è infatti aumentato già l’anno scorso di cinquanta centesimi, e quest’anno di altri cinquanta. E volendo annoverarli c’erano stati altri aggiustamenti (a rialzo) precedenti.

«Un euro in due anni che non capiamo da cosa sia giustificato» incalzano le famiglie, «passi l’aumento delle bollette dopo la guerra in Ucraina, ma ora?». E, carte alla mano confrontano anche il costo dei buoni mensa con gli altri istituti trevigiani.

Scuola privata, si potrebbe dire con un po’ di veleno: paga e taci. «Ma allora come mai lo stesso servizio mensa offerto dalla stessa società (la Ottavian Ristorazione, ndr), nell’altra scuola privata della città, ovvero le Canossiane, costa 4,90 euro?» sottolinea più di un genitore? La società di fornitura, interpellata, mette le mani avanti: «Non parliamo di scelte tariffarie, né delle singole scuole».

Abissale poi, volendo guardarsi intorno, la differenza con il costo del buono pasto alle scuole pubbliche trevigiane, dove mangiare in mensa nell’ultimo anno scolastico è costato 3,70 euro al giorno. Cifra che poteva ulteriormente diminuire con le varie scontistiche fino a 2,90 euro a pasto per le famiglie con redditi più bassi.

Pare che alla direzione del Pio X siano già arrivate le prime avvisaglie del malcontento, ma non sembra ci sia alcuna intenzione di rivedere l’aggiornamento «pubblicato in mezza riga in calce ad una comunicazione di servizio di ben otto pagine» sottolinea velenoso un altro genitore.

A margine dei pareri sulla quantità o qualità del cibo proposto in mensa, a fronte di un aumento da circa 150 euro l’anno e di un pasto che costa metà di un “pranzo di lavoro” in trattoria, ci sono già genitori che stanno valutando se non convenga, potendo, far saltare la mensa ai propri figli.

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