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Militare con la coca in auto, negato il dissequestro dei soldi

Niente cocaina, niente soldi. E sempre fuori dalla caserma, a metà stipendio, se non è cambiato qualcosa. Impossibile.

La droga sequestrata sarà distrutta e per il militare di carriera, arrivato a Belluno dal Sud, indagato per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente non c’è verso di farsi restituire 34 mila 700 euro. Quelli che la polizia gli aveva trovato in una scatola di polistirolo sotto il divano, insieme ad altra droga, oltre a quella rinvenuta in macchina, all’interno di due pacchetti di sigarette. In tutto, 37,75 grammi di neve. Questo è quanto avevano rivelato Procura della Repubblica e Squadra mobile.

L.C. è difeso di fiducia dall’avvocato Massimiliano Paniz e anche l’ultima speranza è tramontata e non ci sono altri passi da fare, se non portare pazienza e tirare la cinghia.

Nell’udienza dello scorso 29 maggio, la Corte di Cassazione aveva annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata dalla difesa e ordinato la trasmissione degli atti al Tribunale di Belluno per un nuovo giudizio, essenzialmente perché nel collegio del Tribunale del Riesame c’era un giudice di pace, cioè un magistrato onorario «privo delle condizioni di capacità». Questo ha reso tutto nullo.

L’indagato ci aveva già provato con un ricorso al giudice per le indagini preliminari, ma il regolarmente togato Paolo Velo si era in prima battuta riservato, dopo di che aveva negato il dissequestro, con un provvedimento di una dozzina di pagine. L’uomo ha sempre negato di essere un assuntore di cocaina e continua a sostenere che non ci sia prova di cessioni di dosi da parte sua, ma sul secondo aspetto la magistratura, in particolare il pubblico ministero Alberto Primavera, è convinta del contrario.

E questo sulla base proprio del quantitativo di denaro in banconote di vario taglio scoperto e di alcuni appunti su un cartoncino con indicazioni date e cifre. Una specie di contabilità, insomma.

Ai tempi del primo ricorso, l’intenzione dell’indagato era quella di patteggiare, ma è anche vero che, nel frattempo, il difensore non è più lo stesso e la strategia potrebbe anche essere cambiata. L’ultima è che quei soldi sono ancora sotto sequestro e lo rimarranno probabilmente fino al termine del procedimento penale.

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