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Psico truffe. Sedicenti coach mentali ricevono online

Su Instagram e altre piattaforme social impazzano farlocchi esperti «relazionali» che promettono di aiutare chi vive disagi interiori. Soprattutto in amore. Quasi sempre non si tratta di psicologi ma di personaggi che, dietro lauti compensi, garantiscono soluzioni di pronto uso... Dopo gli influencer degli investimenti, la seconda puntata di un’inchiesta di Panorama sulla Rete.

«Quando un’età è in declino, tutte le tendenze sono soggettive». E per fortuna che Johann Wolfgang Goethe non aveva visto i social. Una prateria portatile e retroilluminata dove l’autoreferenzialità regna sovrana, lo storytelling ha sostituito la realtà, in un’esposizione continua a modelli idealizzati e virtuali che creano senso di inadeguatezza, solitudine, ansia, depressione. È stato così da sempre, dai tempi dell’innocente «siamo amici su Facebook», ma dopo il Covid le varie piattaforme social stanno diventando il luogo dove la malattia e il disagio non solo si crea, ma si cura. Anche con sedute di psicoterapia online da 49 euro all’ora, o partecipando a convention di «colleghi» di disagio. E comprando i consigli e i bestseller (autoprodotti) dei vari «fuffa guru». L’offerta di aiuto è variegata e naturalmente ci sono anche le persone serie, che hanno studiato davvero, ma la corsa al marketing appiattisce le differenze e il mercato del «benessere mentale» (assai diverso dalla salute mentale) cresce di giorno in giorno sui social. Ed è come se all’ex Ilva di Taranto mettessero le terme.

Ti ha lasciato la fidanzata? «Non chiamarla» ed ecco «cinque segreti per farla tornare da te». Sei a terra dopo una relazione amorosa? Non ti preoccupare, «era una storia tossica e lui era narcisista», o «borderline», o «manipolatore». Tutte diagnosi psichiatriche rilasciate per procura e a distanza, da personaggi che medici non sono. E scaraventate in modo brutale nella vita di chi attraversa un periodo di fragilità. L’importante è semplificare, stupire, drammatizzare. E fatturare. Specialmente in amore, non ci sono più gli egoisti, i bugiardi, i traditori, i succubi della mamma, gli smidollati, i gelosi, i venali, i deboli, gli imbranati, i pigri, gli egoisti. Sono tutti dei malati bastardi da mandare dallo strizzacervelli.

E chi ti ha bloccato su WhatsApp, è «passivo aggressivo» o «narcisista». O insomma, qualcosa era, poi si vede, ma intanto iscriviti al corso per «liberarsi da una relazione tossica». Con PayPal. Hai l’ansia quando devi entrare al lavoro o in un aereo? Sei angosciato? No, non è angoscia, sono attacchi di panico. Sei timida? Troveremo la tua forza dentro te stessa. E così via, con l’algoritmo che ti getta tra le braccia di un esercito di psicologi, veri o presunti, mental coach, life coach, love coach, global coach e perfino finte onlus e associazioni che in realtà fanno capo a professionisti a corto di clientela. I veri problemi, come la morte o l’accettazione della malattia, sono i grandi assenti.

Si va a spasso per il disagio delle persone, vero o percepito, con la canna da pesca. «Un applauso ai single che nonostante la solitudine gli (sic) faccia male non la riempiono con chiunque». i come «Se non trova il tempo, lasciaglielo tutto», ma non mancano messaggi più inquietanti. Come questo: «A un certo punto accade un CLICK… Succede che cambi prospettiva e vedi gli altri davvero per quelli che sono…e sono sempre stati». I suoi corsi, anch’essi acquistabili con un click, sono gestiti dalla Live Love Srls di Roma, che l’anno scorso ha fatturato 89 mila euro. Più soft l’approccio di Martina Paglia di «Psicologo4U», 12.700 follower: «Ti sei mai chiesto come sarebbe vivere una vita con maggiore e serenità? Non c’è bisogno di conoscere un momento di crisi per esplorare le tue potenzialità (…) Prenota subito un appuntamento con noi e fai il primo passo per diventare la tua persona preferita». Chiaramente, non è un invito ad abbracciare un disturbo dissociativo.

E si possono seguire i consigli di Patrizia Pietropaolo, 49 mila follower, «Piscologo, psicoterapeuta, Life Coach». Pietropaolo è regina del buon senso: «Quando ti mancano di rispetto, non rispondere»; «Impara a essere assertivo con queste tre frasi»; «Ecco come dire no senza sentirti in colpa»; «Tre segni che sei emotivamente disregolato» e via così. Ha anche un sistema per capire che non sei innamorato: «Non sei a tuo agio. Pensi ad altre persone. Non senti il desiderio di baciare l’altro». È la zia che avremmo tutto voluto. È addirittura possibile divertirsi con il brillante «Luca.vivifelice Luca Romito», che si autodefinisce scrittore e ha ben 363 mila follower su Instagram. I libri sono ebook autoprodotti e i post sono lunghi interventi in cui Luca.vivifelice affronta i grandi temi dell’amore come «Chiodo scaccia chiodo», «Chi scrive per primo?» e «Inconscio e tradimento». Non essendo psicologo, aiuta a sceglierlo e mette in guardia dalle terapeute che «ti consigliano di andare su Tinder per scoprire chi sei» e da quelli che «sono chiaramente dei disadattati che si trovano sul web». In generale, sarebbe importante cercare con calma il curriculum di chi vi vuole aiutare. Mettere un link a una biografia non costa nulla, ma è ovvio che chi non ha studiato va in difficoltà. Matteo Radavelli, lombardo, psicologo e psicoterapeuta, conta 83 mila follower, spiega bene il suo percorso di studi e come tecnica di marketing, almeno, non ha quella di seguire il gregge (terrorizzato). «Hai davvero una relazione narcisista? Tutti si credono narcisisti, ma non è così», spiega in un post.

Nel vasto mondo di chi magari non è medico, e neppure laureato, ma ha preso dei «certificati» e dei «brevetti» da coach, è facile imbattersi in personaggi come Benedetta Gherardini di Growupordie, 111 mila follower, che si presenta così: «Sono una Mental coach relazionale certificata ACC specializzata in Relazioni e crescita personale, Coach, consulente e scrittrice. Lavoro per varie riviste, in particolare ho una rubrica settimanale che parla di amore e, appunto, relazioni presso La Gazette du bon ton». Il suo curriculum è vago, ma ha studiato all’università della vita e racconta: «Sono passata dall’essere una ragazza timida, insicura, demotivata che passava da una relazione tossica ad un altra… ad essere una donna che dà priorità a sé stessa ogni giorno, raggiunge gli obiettivi».

Come lei, ce ne sono a decine. Ma l’algoritmo regala anche incontri imprevedibili come quello con Mariana Padriali, che opera da Chiavari e ha 1.800 follower. Il suo catalogo è questo: «Psicotraumatologa, Sessuologa clinica Dipendenze affettive, abuso narcisistico, relazioni traumatiche, relazioni tossiche, traumi». Naturalmente l’«abuso» narcisistico è un’invenzione non classificata dalla letteratura scientifica internazionale, ma se si riesce a far passare l’idea che a ogni disturbo della personalità si possono associare «abusi» e che a ogni abuso si possano associare disturbi psichiatrici, si va verso una criminalizzazione dei pazienti e una medicalizzazione delle persone semplicemente violente. Con prospettive economiche ottime.

Sul mercato delle relazioni più o meno amorose, chi vuole conquistare può affidarsi a Marco Scoma, 25.800 follower, «coach relazionale e di crescita personale». Prima di fare il coach, ha fatto il pasticciere e per qualche anno anche il gigolò. Tempo fa ha spiegato a Vanity Fair che spesso ha avuto come clienti donne di quarant’anni vergini «che si vergognavano, che avevano subito violenze o soprusi. Per cui ci vuole delicatezza. È un lavoro molto più di testa di quello che si pensi». Fare il gigolò, intendeva. «Spesso mi chiamano sul cellulare per un primo appuntamento. Magari sto visitando e prendo solo il numero. Il giorno dopo, quando richiamo, mi dicono “Grazie dottore, ho risolto”» racconta uno psichiatra romano. Che cosa significa? «Vanno sui social, cliccano e “risolvono”. Poi magari dopo un anno tornano da me…». Già, la prateria offre di tutto e subito. Magari con prezzi (iniziali) tra i 50 e i 100 euro a «seduta». Del resto per diventare «coach» di qualcosa, con tanto di certificato di istituti privati, bisogna mediamente studiare quattro mesi, leggere un paio di manuali, fare 60 ore di formazione. Gli psicologi invece sono laureati e hanno un ordine professionale. Che già nel 2001 ha fissato alcune regole per l’esercizio della professione online, come la riconoscibilità di identità e domicilio, la precisazione che anche i collettivi di psicologia sono formati da iscritti all’ordine, la segnalazione del proprio sito web all’ordine, la chiarezza dei curriculum, la trasparenza delle associazioni a cui si aderisce, il profilo professionale di eventuali soci non psicologi.

Per carità, studi, lauree, master ed esperienza sul campo documentata non garantiscono da sole di avere a che fare con un valido professionista. Ma studi incerti o assenti, autoreferenzialità e storytelling garantiscono ancor meno. Alla fine, il miglior modo per difendersi è ammettere che ha ragione il filosofo tedesco coreano Byung-Chul Han quando, dopo aver demolito lo storytelling sui social, afferma: «Dopo la pandemia, ciò di cui abbiamo maggior bisogno è cultura».

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