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Treviso, risultati eccellenti per il nuovo centro  trapianti di midollo osseo

Dieci trapianti di midollo osseo da donatore eseguiti da inizio anno, altri 17 previsti di qui a dicembre. Il nuovo centro dell'Ulss 2, avviato a fine gennaio, procede a pieno ritmo: punta all'accreditamento europeo (Jacie) e ad arrivare, in prospettiva, ai 30-35 trapianti l'anno. Una novità che evita anzitutto il disagio di pazienti e familiari costretti in precedenza a emigrare in Lombardia o Friuli, prestazioni sanitarie che peraltro "pesavano" sull'Ulss 2 (mobilità passiva) 1,6 milioni di euro.

Una novità cui presto ne seguirà un'altra: per primavera-estate 2025 è atteso l'avvio delle terapie cellulari ingegnerizzate Car-T, utilizzate per il trattamento di linfomi e mielomi. Quanto ai 10 trapianti realizzati finora nel 2024, cinque pazienti avevano avuto diagnosi di leucemia acuta, due di linfoma, uno di aplasia midollare, mentre in altri due casi l'intervento è stato effettuato per malattie mieloproliferative croniche. Età fra i 35 e i 67 anni, sei uomini e quattro donne.

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«Le comunità del Trevigiano e Bellunese possono contare su un centro all'avaguardia, le fughe in altre regioni per i trapianti allogenici non hanno più motivo d'esistere. Abbiamo già numeri importanti, il prossimo passo è l'accreditamento europeo», commenta Francesco Benazzi, direttore generale Ulss 2. I trapianti allogenici in Veneto, oltre che a Treviso, sono possibili a Mestre, Vicenza e Verona.

Il nuovo centro costa 2,3 milioni di euro l'anno (ogni trapianto 35-40 mila euro): diretto dalla dottoressa Marta Stanzani, opera in sinergia con l'unità operativa di Ematologia guidata dal dottor Filippo Gherlinzoni e quella di Medicina trasfusionale diretta da Arianna Veronesi. Spicca la collaborazione con il professore ravennate Damiano Rondelli, direttore Ematologia e Centro trapianti di Chicago, "cervello in fuga" da oltre 20 anni. «Nata come semplice collaborazione, è diventata una relazione più operativa, con incontri settimanali», dice Rondelli, «l'obiettivo è continuare a garantire uno standard simile a quello degli Stati Uniti».

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