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Il caso della bufala su Imane Khelif

Alimentata da Matteo Salvini sui social e ribadita da molti rappresentanti della destra italiana, anche con incarichi di livello (come Ignazio La Russa). Il caso della pugile algerina (non) trans è l'emblema della deriva della comunicazione politica

L'articolo Il caso della bufala su Imane Khelif proviene da Giornalettismo.

Non ha chiesto scusa, ma si è limitato a pubblicare un post in cui mostra gli insulti ricevuti. Anzi, ha rincarato la dose ribadendo un concetto falso. Nonostante in Italia ci sia un enorme problema relativo ai trasporti (con ritardi, soprattutto nel settore ferroviario, che paralizzano l’intera rete da Nord a Sud) e una pesante crisi idrica nelle Regioni meridionali, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti – che ha competenza in queste materie – preferisce distogliere le attenzioni puntando su polemiche olimpiche e raccontando fake news (poi riprese anche da suoi colleghi del governo). Come nel caso della pugile algerina Imane Khelif.

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Perché è stato lui, “scimmiottando” parole utilizzate da Donald Trump nella sua campagna elettorale in vista delle Presidenziali USA del 5 novembre e quelle che da tempo usa Elon Musk su X, a parlare di “follie dell’ideologia woke”, utilizzando concetti di cui non sembra essere realmente a conoscenza, ma molto di tendenza. Ed è così che Matteo Salvini ha vinto la medaglia d’oro nella velocità: è stato il primo politico italiano, con un ruolo nel governo Meloni (non solo Ministro, ma anche Vice-presidente del Consiglio), a lanciare – anzi, rilanciare – la bufala sulla pugile algerina Imane Khelif.

Pugile trans dell’Algeria – bandito dai mondiali di boxe – può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini.
Un’atleta messicana che l’aveva affrontata ha dichiarato “i suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni… pic.twitter.com/8A0StGK4YP

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 30, 2024

Di conseguenza, il suo partito – la Lega – ha richiesto un’informativa urgente al Ministro dello Sport Andrea Abodi su quel che sta succedendo a Parigi nella boxe. Da quel momento il panico: tutta la destra italiana si è scagliata contro il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) che starebbe permettendo a una “pugile trans” di gareggiare contro le donne. In particolare, contro l’italiana Angela Carini.

Imane Khelif, la bufala sulla transessualità della pugile algerina

Ma Imane Khelif non è una donna trans. E chi lo ribadisce, soprattutto dopo le smentite pubblicate nelle scorse ore, non fa altro che perpetrare nell’errore e nella bugia per ottenere un pugno di like. Si tratta, infatti, di una bufala nata e diffusa dagli ambienti dell’estrema destra spagnola – come spiega Simone Alliva su L’Espresso – nel marzo del 2023. La pugile algerina, infatti, non è “nata uomo e diventata donna”. È nata donna. Dunque, non ha alcun senso utilizzare la parola “trans” quando si parla di lei.

La donna, 27 anni, è una persona intersessuale e non ha scelto lei la sua identità di genere. È nata così, con i genitali di una donna, nonostante un corredo genetico XY. Insomma, per parlare alla pancia dei cristiani-cattolici come dicono di essere Matteo Salvini e Simone Pillon (tra i tanti), “È Dio che l’ha creata così”. Senza gli organi sessuali maschili, nonostante il suo corredo genetico. Di fatto, questo, rappresenta un clamoroso boomerang per chi si oppone alla definizione di identità di genere.

Cosa accadde nel 2023 e perché ora è alle Olimpiadi

Nel 2023, Imane Khelif venne squalificata prima della finale per l’oro nei Campionati mondiali di pugilato dilettanti femminile che si sono tenuti a Nuova Dehli. Il motivo? Non aveva superato il test di idoneità di genere. Per quale motivo? Dagli esami il suo livello di nanomoli per litro di sangue era risultato superiore ai massimi consentiti per partecipare a una competizione riservata alle donne. Non sorprende, avendo il corredo genetico maschile (XY) nonostante fosse nata senza organi sessuali maschili. Quegli stessi criteri, alla base delle valutazioni della Federazione Internazionale della Boxe, sono differenti rispetto a quelli del CIO per la partecipazione ai Giochi Olimpici (con il valore massimo, per le donne, che si attesta sui 5 nanomoli per litro di sangue).

Da qui, la possibilità di gareggiare nella boxe femminile e sognare una medaglia olimpica. Se è giusto aprire un dibattito su casi come quello di Imane Khelif (e sono molte le vicende simili) in merito al confronto che includa donne che – non per loro scelta e non dopo una cura ormonale – hanno livelli elevati di testosterone, è altrettanto doveroso farlo senza cadere nel classico becerume dei trend social. Soprattutto rilanciando bufale già smentite.

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