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Non solo autopsie: ecco cosa c’è dietro la vita di un medico legale

Si dice Medicina legale e si pensa subito, e quasi esclusivamente, alle autopsie disposte in ambito giudiziario per accertare la causa di una morte e le eventuali responsabilità. La Medicina legale, tuttavia, è anche molto altro. E proprio su questo “altro” ha voluto accendere un faro il direttore generale dell’Azienda Ospedale Università Giuseppe Dal Ben, invitando la professoressa Anna Aprile, direttore dell’Unità di Medicina legale e Tossicologia, a raccontare cosa fanno gli specialisti in quella che viene definita Medicina legale clinica, ovvero a servizio dell’ospedale, di cui la gestione dei rifiuti di trasfusioni di sangue da parte di testimoni di Geova, o di ricevere sangue donato da persona vaccinata, chi chiede trattamenti o interventi chirurgici senza alcun accertamento clinico e un caso ogni tre giorni di richiesta di risarcimento danni per presunta responsabilità medica sono solo un assaggio.

L’unità

«La Medicina legale si può definire Medicina della Responsabilità» rileva la professoressa Aprile, «perché è chiamata a intervenire quando alle competenze scientifiche dello specialista è necessario affiancare riferimenti normativi, valutazioni deontologiche ed etiche. C’è il tema del consenso all’atto medico, il rifiuto delle cure che include il rifiuto delle trasfusioni o di trattamenti salvavita o dei vaccini» elenca Aprile, «richieste di trattamenti inappropriati, problemi in ambito di interruzione volontaria di gravidanza, sterilizzazione e Procreazione medicalmente assistita, segnalazioni all’autorità giudiziaria in ipotesi di reato, maltrattamenti su minori e anziani, violenza di genere, in materia di segreto e privacy, gestione di minori e incapaci, accertamenti tossicologici su neonati e minori a rischio, pianificazione condivisa delle cure, fine vita, prelievo di organi da cadavere, donazione di organi e tessuti anche da vivente».

I casi controversi non mancano: «È giunta per esempio la richiesta da parte di un uomo di sottoporsi a procedura di aferesi per la pulizia del sangue, sostenendo che soffriva dei postumi del long Covid e che un non meglio identificato professore glielo aveva consigliato. I colleghi del Centro trasfusionale» racconta la professoressa, «ci hanno sottoposto il caso dal momento che non possono procedere sulla base di una richiesta così estemporanea. Abbiamo risposto che il caso poteva venire preso in carico dagli specialisti dell’ospedale per valutare se e come procedere e questo ha replicato in maniera molto sgarbata accusandoci di essere solo dei burocrati. Un altro voleva essere sottoposto a bendaggio gastrico per dimagrire senza considerare che questo intervento è riservato a una categoria specifica di pazienti obesi e dopo un percorso clinico ben preciso.

« Almeno in dieci occasioni l’anno scorso siamo stati coinvolti con pazienti che pretendevano che la trasfusione venisse fatta con sangue di persone non vaccinate» continua la professoressa, «richiesta che non può essere accolta dal momento che la raccolta del sangue non prevede sia indicato questo parametro». Un centinaio all’anno i rifiuti di trasfusioni per motivi religiosi: «In questo caso la volontà va rispettata» sottolinea Aprile, «ma è necessario istruire una pratica e compilare un verbale che va allegato alla cartella clinica perché ci sono molte implicazioni. Il paziente può essere messo sull’avviso che in assenza di trasfusione può rischiare la vita, così come lo stesso medico può valutare un rischio che rende inopportuno l’intervento».

L’attività

L’anno scorso l’Unità di Medicina legale ha fornito 318 consulenze nei reparti, escluse quelle telefoniche, un centinaio le pianificazioni condivise delle cure, 130 pareri su richieste di risarcimento danni, oltre 1.200 accertamenti tossicologici per l’idoneità alla guida, al porto d’armi e idoneità genitoriale, 132 accertamenti tossicologici in ambito trapiantologico, 45 accertamenti di morte cerebrale e 12 accertamenti morte per donazione a cuore fermo. C’è poi l’attività di Tossicologia forense che comprende analisi su materiale biologico e non in tema di traffico di droghe, causa o concausa di morte, e la Tossicologia clinica con la diagnostica delle intossicazioni da droghe, farmaci, sostanze vegetali e industriali, il monitoraggio delle dipendenze da stupefacenti e sostanze psicoattive. Nel 2023 sono state richieste oltre 16 mila indagini tossicologiche per un totale di 76.949 esami eseguiti.

La scuola

La Medicina legale non soffre la carenza di vocazioni: «È una specialità che piace ai giovani medici» conferma il direttore della Scuola di specializzazione, il professor Guido Viel, «negli ultimi anni i posti a Padova sono passati da 3 a 9».

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