Autonomia differenziata, opposizioni e sindacati a Trieste dicono no alla legge Calderoli
TRIESTE No alla legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Opposizioni e sindacati si mobilitano per indire un referendum abrogativo anche a Trieste. A spiegare le loro contrarietà a questa legge le organizzazioni confederali Cgil e Uil, le liste di sinistra e alcune realtà associative del territorio.
Secondo cui la legge avrà riflessi su istruzione, sanità e anche sull’ambiente. «Mi auguro che oltre ai semplici cittadini come noi anche gli imprenditori prendano una posizione contro questa riforma - questa l’opinione di Paolo Menis (M5S) - perché anche fare impresa diventerà difficile con 20 burocrazie differenti. Oltre al fatto che si creeranno dei micro-ordinamenti che ci riporteranno a un feudalesimo avanzato su moltissime materie invece di avere un Paese unito».
Delle sigle sindacali erano presenti i segretari provinciali di Cgil, Massimo Marega e della Uil, Matteo Zorn. «In pochi giorni in tutta Italia abbiamo raggiunto quota 370 mila firme - ha spiegato il primo - ciò significa che il tema dell’autonomia differenziata è molto sentito. Noi riteniamo che si tratti di una legge che potrà spaccare il Paese. Da un punto di vista sindacale il nostro no deriva dal fatto che ci potremmo trovare nel paradosso di avere 20 contratti diversi in altrettante regioni».
Dello stesso avviso anche Zorn. «Questa legge aumenterebbe le differenze esistenti all’interno del Paese, un sindacato ha la necessità di combattere le leggi sbagliate e quale questa legge lo è, senza considerare che ogni Ccnl deve essere lo stesso fra tutte le regioni e non contratti diversi per le stesse attività nelle varie regioni».
Secondo la vicesegretaria triestino del Pd Sabrina Morena si tratta «di una legge frutto di uno scambio fra i tre partiti della maggioranza: Fratelli d’Italia vuole il premierato, Forza Italia la divisione delle carriere dei giudici e la Lega l’autonomia differenziata. Questa legge, però, rischia di creare 20 politiche diverse su temi quali l’ambiente, l’energia, la sanità e la scuola, creando solo confusione e differenze molto pericolose».