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I concessionari balneari di Lignano protestano contro il governo, ombrelloni chiusi per due ore 

LIGNANO. Coesi e uniti minacciando lo sciopero degli ombrelloni. Queste le parole che descrivono al meglio i concessionari lignanesi che sono ancora in attesa di un decreto attuativo da parte del governo e che stanno pianificando un’azione congiunta per far sentire le loro voci: saranno due ore di ombrelloni chiusi, nel cuore della stagione estiva, ma non si tratterà di una serrata o di uno sciopero.

«Simbolicamente ci prendiamo un giorno di ferie, ovviamente garantendo la massima sicurezza ai nostri ospiti a cui, se arriveranno in spiaggia proprio nella fascia oraria che va dalle 7.30, orario in cui solitamente gli ombrelloni iniziano a essere aperti ogni mattina, fino alle 9.30, offriremo un caffè o la possibilità di fare un bagno con i bagnini che saranno regolarmente presenti sulle loro torrette – spiega Salvatore Sapienza, uno dei concessionari nonché consigliere nazionale del Sindacato italiano balneari –. I nostri stabilimenti saranno accessibili a chiunque, come ogni giorno».

Si sono incontrati qualche sera fa, i concessionari della spiaggia di Sabbiadoro e dei due uffici di Pineta che si trovano nella zona della Sacca, tutti intestatari di titoli scaduti e prorogati e si sono trovati tutti uniti in questa estate complicata che li vede in scadenza ma anche tutti, indistintamente, con degli enormi punti interrogativi relativi al loro futuro, come famiglie e aziende che operano in un settore decisamente sui generis, che richiede competenze e conoscenze particolari.

Custodi effettivi della porzione di spiaggia a loro affidata, anche nelle giornate d’inverno in cui viene erosa dal mare non solo, quindi, gestori di bar e ombrelloni nelle calde e assolate giornate estive.

«Cercheremo di far capire chi siamo, che cosa stiamo aspettando fino all’ultimo istante – prosegue Sapienza – con ogni tentativo, fino alla chiusura dei lavori parlamentari da cui attendiamo un decreto che inquadri una volta per tutte in maniera univoca la nostra posizione. Qualora non dovesse arrivare metteremo in atto la nostra protesta simbolica, in una data che verosimilmente potrebbe essere il 9 agosto. Vogliamo far capire che esistiamo e che, come aziende, vorremmo esistere anche domani. Al di là di chi si aggiudicherà le concessioni, vogliamo siano riconosciute la storia e la dignità delle nostre aziende».

Intanto si avvicina il 20 agosto, data in cui dovrebbero uscire i bandi del Comune di Lignano. «Ma noi non guardiamo a quello. Il comune fa quello che è obbligato a fare, come tutti i comuni d’Italia. Devono porre in atto delle azioni amministrative senza dei decreti attuativi che avrebbero dovuto esserci. Chi ha promesso “pensiamo a voi” sembra invece averci dimenticati e questo è gravissimo perché non solo mette in crisi Comuni e amministrazioni: creerà dei presupposti per un grandissimo caos giuridico. La disparità in una materia come questa che è per legge una materia di competenza statale e uguale per tutto il territorio nazionale, non farà altro che alimentare una serie di ricorsi che bloccheranno gli investimenti e ci vedranno arrivare al 2025 senza novità. A perderci saranno anche gli stessi turisti a cui non verranno aumentati i servizi disponibili, saremo noi, e anche lo Stato».

C’è ancora tempo per «fare un decreto legge che inquadri la materia in maniera esaustiva senza entrare in collisione né con Bruxelles né con le sentenze del Consiglio di Stato – conclude Sapienza –, ma scade nel giorno in cui il Parlamento andrà in ferie e quel giorno, in tutta Italia, noi faremo sentire l’assenza del governo».

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