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Bonifico annunciato e mai fatto, ma in Appello è caduta la truffa

Truffa o non truffa, questo è il problema. Di sicuro il processo civile è da rifare. L’imputato Michele Burigo era stato condannato in primo grado dal tribunale di Belluno, mentre la Corte d’Appello di Venezia l’ha sorprendentemente assolto, perché il fatto non sussiste.

Il presunto truffato Riccardo De Rossi ha presentato un ricorso in Cassazione e la suprema corte ha annullato la sentenza, «limitatamente agli effetti civili, con rinvio per un nuovo giudizio al giudice civile competente per valore in grado di appello, cui rimette anche la liquidazione delle spese tra le parti per questo giudizio di legittimità».

Secondo la Procura della Repubblica di Belluno, Burigo aveva consegnato a De Rossi un assegno da 50 mila euro a titolo di anticipo di caparra per la cessione delle quote della società Sil.Co che il secondo deteneva nella Hydro Linik srl e nel richiedergli successivamente la restituzione dei soldi, garantendo che sarebbe stato subito fatto un bonifico di 400 mila euro, pari al totale della caparra.

Il versamento non è mai stato fatto, nonostante la restituzione dell’assegno.

Questi sarebbero stati gli artifizi e i raggiri necessari a configurare il reato e di fronte al giudice del Tribunale di Belluno hanno retto. In primo grado, Burigo aveva dichiarato di aver «effettuato in data odierna il bonifico», mentre la Corte d’Appello ha rilevato che lo stesso poteva non essere a conoscenza del mancato versamento, dal momento che doveva occuparsene una terza persona.

La corte veneziana ha anche esaminato le vicende relative alle controversie giudiziarie, affermando che le stesse «fanno dubitare della correttezza delle trattative, senza considerare che sono vicende successive al perfezionamento del reato come contestato, in quanto incidenti sulla scelta di Burigo di non versare più il bonifico , che aveva già dichiarato di aver perfezionato».

Il ricorso è stato dichiarato fondato, di conseguenza la sentenza è stata annullata, limitatamente gli effetti civili e allora si torna in Corte d’Appello.

Peraltro lo stesso pubblico ministero Alessandro Cimmino aveva spinto per questa soluzione.

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