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Caldo record a Padova, a luglio 26 notti tropicali consecutive

L’ultima volta è successo il 5 luglio e sembra passata una vita. Erano giorni freschi, non si superavano i trenta gradi neanche di pomeriggio, il 3 luglio la massima era stata di poco superiore ai 24 gradi. Quasi un giorno di maggio.

Quel 5 luglio, appunto, di notte in centro città i termometri avevano segnato 19 gradi. Da allora, senza mai tregua, le temperature rilevate dalla stazione meteo del Portello - rappresentativa per le misure del centro urbano - ma anche da quella dell’Arcella, non sono mai più scese sotto i venti gradi.

E le notti tropicali, cioè quelle con più di venti gradi, sono state ventisei consecutive, probabilmente ventisette dopo quella appena trascorsa.

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Sulla graticola

Si boccheggia, insomma. Dall’8 luglio in poi di giorno si sono sempre superati i 30 gradi, con punte abbondantemente sopra i 35, fino ai 37 del 10 luglio, quando aggirarsi per la città alle quattro del pomeriggio era come camminare sulle braci.

Basta guardare i dati di fine mese per rendersi conto che non è solo una questione di sensazioni: la media delle temperature massime di luglio rilevate al Portello è stata di 32,6 gradi.

Per capire quanto sia un caldo più intenso di quello al quale eravamo abituati è sufficiente confrontare questo dato con la media delle temperature massime registrate (dall’Arpav a Legnaro) ogni mese di luglio fra il 1994 e il 2023. Che è di 28,3 gradi.

Certo, la stazione in questo caso è fuori città e c’è uno scarto di almeno un grado. Ma ne restano tre di differenza.

Notti da incubo

Sono ventisei su trentuno giorni le notti tropicali in città dove cemento e asfalto accumulano calore di giorno e poi lo liberano dopo il tramonto.

«Il 18 e il 19 luglio abbiamo avuto minime da 26 gradi», sottolinea Salvatore Pappalardo, docente del corso su “Cambiamenti climatici e adattamenti negli ecosistemi e nelle società” per il dipartimento Icea e componente del gruppo di ricerca del centro di eccellenza Jean Monnet sulla giustizia climatica. Non va così - e si sapeva - dove c’è più verde, dove gli alberi mitigano l’effetto isole di calore.

«La gestione del suolo influisce notevolmente sui microclimi urbani, in particolare sui cosiddetti estremi climatici», aggiunge Pappalardo.

Infatti al Basso Isonzo le notti tropicali sono state “solo” 19, molte delle quali con temperature appena superiori ai 20°.

La differenza fra le minime in centro città e quelle della periferia è stata spesso superiore ai 4,5 gradi.

Infatti la media delle minime di tutto il mese al Basso Isonzo è stata di tre gradi più bassa rispetto al centro urbano: 19,9° contro 22,8 gradi. C’è un altro dato che conferma l’eccezionalità - o meglio, la nuova normalità - di queste estati calde: fra il 1981 e il 2010, le notti tropicali in città non erano mai più del 60% del totale, cioè 18-19 giorni. Quest’anno si sono registrate nel l’83% dei casi.

Non è sempre stato così

«Le massime giornaliere di luglio, fra il 1992 e il 2021, come valore medio sono state di 29,2°», aggiunge Pappalardo. «Quest’anno abbiamo avuto 19 giorni sopra i 32,2°, cioè tre in più della media climatologica delle massime giornaliere di trent’anni. No, non è un caldo normale ma ben sopra la media. È l’effetto del cambiamento climatico che sposta in alto l’asticella delle temperature di anno in anno».

È un fenomeno globale. A luglio almeno dieci paesi hanno toccato i 50 gradi.

«E il 22 luglio», insiste Pappalardo, «la temperatura media globale ha raggiunto i 17.15 gradi, battendo il record di 17.09 del giorno precedente e di 17.08 del 6 luglio. Si tratta di un’anomalia di oltre un grado (+1.18) rispetto alla climatologia del trentennio 1979-2000: un dato impressionante. D’altra parte da giugno 2023 ogni mese è stato, in successione, quello più caldo mai registrato a livello globale».

Per Antonio De Marchi, coordinatore del Jean Monnet, al centro di tutto c’è la faticosa transizione dai combustibili fossili, che qualcuno vorrebbe frenare: «È un’emergenza e ci rammarica constatare che anche in Italia si perseguitano gli attivisti che lottano per una transizione giusta. I giovani sono perseguitati da norme che vietano di manifestare. E domani pagheranno le conseguenze dei cambiamenti climatici».

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