World News in Italian

Cadute, perdita di orientamento, incompetenza: sempre più incidenti in montagna sono legati alle escursioni

Cadute, perdita di orientamento, incompetenza: sempre più incidenti in montagna sono legati alle escursioni

foto da Quotidiani locali

TARVISIO. Sempre più incidenti in montagna. Le statistiche parlano chiaro. Rispetto a dieci anni fa gli interventi del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas) sono lievitati: 228 le missioni realizzate nel 2014, già 206 quelle dall’inizio di quest’anno al 22 luglio.

Lo spartiacque? Il Covid, che tra mille limitazioni agli spostamenti, ha letteralmente portato le persone a scoprire la montagna. Non sempre purtroppo con le competenze necessarie per farlo in sicurezza, come si vede ancora dai dati.

I motivi dei soccorsi

Su 206 interventi, che hanno visto soccorrere 211 persone, il 49,8%, vale a dire la metà, sono legati all’escursionismo, seguiti da sci alpinismo (6,7%) e da parapendio e deltaplano (4,7%). La principale causa degli incidenti – 13 con esito mortale nei primi sette mesi di quest’anno – è la caduta (19,9%), seguita dall’incapacità e dall’incompetenza (12,3%), per finire con la perdita dell’orientamento (10,4%).

[[ge:gnn:messaggeroveneto:14524733]]

L’impennata delle escursioni

Dati che conosce a menadito il presidente del servizio regionale Cnsas, Sergio Buricelli, che riconduce l’exploit di incidenti registrato negli ultimi anni alla pandemia. «L’estate del 2020 è stata un vero e proprio spartiacque, una sorta di liberi tutti che ha avvicinato alla montagna una quantità di persone mai vista, mentre il mare era ancora chiuso».

Non potendo andare in spiaggia, molta gente si è quindi riversata in quota. «Che da un certo punto di vista va bene – evidenzia Buricelli – dall’altro però richiede preparazione». L’aumento delle persone in cammino su ferrate e sentieri ha fatto aumentare il numero degli interventi del soccorso alpino.

[[ge:gnn:messaggeroveneto:14524730]]

Dai 316 del 2019 nel 2020 si è passati a 453, mai così tanti. Negli anni successivi si sono andati leggermente riducendo – 402 nel 2022, 361 nel 2023 e 206 (al 22 luglio) nel 2024 –, pur restando sopra la quota del 2019.

Un numero corposo di interventi che ha impegnato la grande famiglia del Cnsas regionale, composta da circa 370 persone, di cui 300 soccorritori alpini e 60 speleologici, gruppo che ogni anno accoglie tra i dieci e i venti nuovi componenti, che con la loro età contribuiscono ad abbassare quella del corpo regionale, al lavoro su 12 sedi, dieci alpine e due speleologiche.

[[ge:gnn:messaggeroveneto:14524731]]

I tratti più pericolosi

Tornando ai dati, Buricelli rammenta: «In generale, bisogna pensare che la montagna non è un parco giochi, ma un ambiente severo che ha le sue regole. Ci sono guide alpine, c’è il Cai, ci sono tanti modi per formarsi e avvicinarsi in maniera rispettosa alla montagna. L’importante è l’atteggiamento mentale, non pensare di andare in un luogo che ci perdona tutto, perché non è così».

Il presidente regionale del Cnsas segnala, negli ultimi anni, «un grande incremento delle attività di soccorso nelle fasce prealpine che sono letteralmente state riscoperte dagli escursionisti i quali le frequentano anche in autunno e inverno».

«Si tratta però – esplicita Buricelli – di fasce molto insidiose da noi, causa i terreni pericolosi, che hanno portato alla morte di diverse persone, penso al Cjampon come a Cima Cavallo, montagne belle che però, come ho detto, presentano terreni insidiosissimi».

Se gli incidenti durante le escursioni valgono la metà degli interventi del Cnsas, sono in crescita quelli legati alle attività di parapendio e deltaplano, per le quali il territorio, tanto del Gemonese quanto della val Tramonina, si sta via via qualificando sempre più a livello internazionale.

[[ge:gnn:messaggeroveneto:14524732]]

Studiare i percorsi

«Un sacco di gente – rileva il presidente del Cnsas Fvg – viene in regione da ambienti e Stati in cui non ci sono condizioni difficili da interpretare come quelle del nostro ambiente che in poco spazio passa da quota zero sul livello del mare (a Lignano) a quota 2780 del Coglians, che comporta condizioni meteo non facili da interpretare».

«Siamo un piccolo laboratorio dove muoversi in montagna non è così facile – conclude Buricelli –, è bene dunque studiare sempre il posto in cui si va, conoscerne i pericoli, avere un approccio critico alle condizioni meteo e non ultimo pianificare l’uscita».

Читайте на 123ru.net