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Metamorfosi: gli itinerari etnici di Avostanis

«Fin che un dì, faz d’àur come la ue madure, fur de lôr bocchiute e’ buttavin une glagn di fîl sutiline e lusinte che pareve un rai di soreli» (Finché un giorno, diventati d’oro come l’uva matura, buttavano fuori dalle loro boccucce una gugliata di filo sottile e lucente che sembrava un raggio di sole».

Così si legge nella prosa lirica di Caterina Percoto, che accudiva personalmente i bachi da seta.

Comincia oggi il racconto della metamorfosi in chiave friulana, nell’anno kafkiano, partendo dalla trasformazione del bruco, “Il volt di sede” (il giro di seta), titolo della trentatreesima edizione di Avostanis, rassegna estiva curata dalla direzione artistica di Federico Rossi, presidente dell’Associazione Culturale Colonos.

Non solo bruchi, bachi da seta, ma anche essere umani. Trasformazioni personali, mondiali, economiche, sistemiche, ambientali, geopolitiche, che necessitano di un ripensamento.

Su questo si comincia a ragionare oggi, alle 21, ai Colonos di Villacaccia di Lestizza, in una conferenza dal titolo “Etica della trasformazione”, introdotta da Federico Rossi, con Franco Fabbro, Gian Paolo Gri e le performance musicali con violoncello di fieno di Riccardo Pes, fino al brindisi finale con Aperitivo Nonino.

All’antropologo Gianpaolo Gri chiediamo di andare tra le pagine della leggenda ripresa da Caterina Percoto, “I viârs di San Job”: «È un testo significativo, da cui partire per parlare di metamorfosi. San Giobbe è il protettore della seta per il Friuli e del miele per la Slovenia, prodotti che nascono dal letamaio. Dunque, dal letamaio può nascere il bello, può avvenire la trasformazione. Dal marginale al sublime».

Le metamorfosi hanno messo in correlazione anche mondi diversi, ad esempio quello animale e quello umano. Gian Paolo Gri ci indica un esempio nella storia del Friuli: «Le streghe, mutate in gatte, gufi, civette, topi, in un processo di trasformazione tra umano e animale, che per l’Occidente è “confine netto” – confine che non ci ha portato a buon punto oggi –, mentre per la cultura popolare è “confine ambiguo”, forse da cui ripartire».

La conferenza amplierà poi l’orizzonte e le coordinate temporali. Così Franco Fabbro, ordinario di psicologia clinica dell’Università di Udine: «Di fronte ai problemi attuali (guerre, ineguaglianze, disagio mentale crescente, crisi climatica) è necessario percorrere due strade che riguardano il lavoro individuale e il lavoro sociale-politico.

Il lavoro individuale, che ognuno può iniziare già ora, consiste nel conoscere se stessi (soprattutto i lati più problematici) e nel cercare di equilibrarsi attraverso la pratica della virtù e della meditazione. Il lavoro sociale-politico è il più difficile e implica una radicale riorganizzazione sociale, ossia la costituzione di confederazioni di piccoli popoli, simili alle poleis greche, con una rinuncia all'uso della forza per risolvere i conflitti».

Ben tre gli appuntamenti, oltre alla conferenza, nella prima metà del mese. Il 6 agosto, alle 21, inaugurazione della mostra “Con gli occhi chiusi” di Roberto Kusterle, a cura di Angelo Bertani.

Il 10 agosto, alle 21, “De profundis. Pre Toni Beline e Oscar Wilde” a confronto: due forme di dolore e di amore; di e con Martina Delpiccolo e Fabiano Fantini. E poi, il 14 agosto, alle 21, “40 anni suonati! Il meglio della Microband”, con Luca Domenicali e Danilo Maggio.

Informazioni su tutti gli eventi della rassegna, che vede impegnato Alessio Screm nella direzione organizzativa, su www.colonos.it e sui social.

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