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Perché crollano i matrimoni



A Milano, ma è così in tutta Italia, in 20 anni è crollato il numero delle celebrazioni. Colpa della precarietà dei nostri tempi, ma anche della realtà virtuale che ci fa vivere solo il presente.

Ci si sposa sempre di meno e anche le unioni civili, dopo l’euforia della legge 76 del 2016 che vide nel 2017 il picco di 429, sono andate diminuendo fino al primo semestre di quest’anno che ne ha registrate 98. Questi dati sono forniti dal Comune di Milano e partono dal 2003 per arrivare ai primi sei mesi del 2024, quando sono stati celebrati 1.217 matrimoni dei quali solo 124 religiosi. Nel 2003 i matrimoni erano stati 4.264 di cui quelli in chiesa 2.102. In sostanza, a Milano, le nozze si sono dimezzate in vent’anni. Quelle religiose, nello stesso periodo, sono crollate a un decimo. Non sono dati di cui veniamo a conoscenza per la prima voltae la questione non riguarda, ovviamente, solo il capoluogo lombardo: il fenomeno si protrae da lungo tempo in tutt’Italia e l’Istituto nazionale di statistica ce lo ha ricordato negli anni. Calo dei matrimoni e delle unioni e calo demografico sono i dati che, nell’ambito della famiglia, risultano eclatanti e certamente non trascurabili.

Per dire del protrarsi del fenomeno il Comune di Milano ci informa che ormai dal 2014 i matrimoni sono stabilmente sotto la soglia dei tremila l’anno che vuol dire meno di 250 celebrazioni al mese, meno di otto al giorno. Ma , come scrive Chiara Baldi sul Corriere della Sera, «ancora più nera è la crisi che ha investito la Chiesa in generale e i fedeli di ogni religione presenti a Milano. Se nel 2003 sono convolate a nozze davanti al sacerdote oltre duemila coppie, il vero anno spartiacque è il 2013 quando all’altare, con l’abito bianco, per la prima volta, arrivano meno di mille innamorati, “solo” 902 a fronte di tremila cerimonie. Al netto del periodo della pandemia l’anno con il minor numero di matrimoni religiosi è stato il 2023 con 495 al mese».

Non c’è dubbio che ci sia di mezzo una questione economica, ma vogliamo partire da un altro tema, quello culturale, che investe il nostro tempo e che riguarda il rapporto tra la vita personale e il tempo stesso soprattutto in relazione al futuro. Ormai il tempo si è fermato al presente e nel presente non c’è possibilità di progettare il futuro se una persona ha come orizzonte solo il momento in cui sta vivendo. Diceva Sant’Agostino che il tempo si divide in tre e che tutte e tre le dimensioni riguardano il presente. La memoria è la presenza del passato, il presente è l’azione, il futuro è quello della progettazione e delle idee del futuro nel presente. Ecco, oggi passato e futuro si tende a cancellarli: il passato perché è la presenza ingombrate della nostra storia e della nostra cultura, il futuro per incapacità di guardare oltre il presente.

Questo evidentemente non è un fatto solo di natura economica ma di tipo culturale e, ancora di più, esistenziale. Certamente è un senso di precarietà complessiva che non fornisce il coraggio del rischio che comporta ogni scelta che non finisca domani ma che abbia un orizzonte temporale molto più ampio fino all’orizzonte della vita intera. La precarietà economica ha certamente un ruolo importante perché sposarsi a Milano comporta dei costi che, generalmente, una coppia con stipendi medi non può sostenere se non ricorrendo a prestiti bancari o, quando esiste, all’aiuto della famiglia. Due elementi compongono un quadro assai problematico: la casa e, successivamente, mettere al mondo dei figli. Le persone, responsabilmente, fanno i conti e decidono, non per colpa loro, di non fare qualcosa che non sarebbero in grado di sostenere.

Questa è una realtà amarissima perché significa limitare la possibilità per le coppie di sviluppare un loro progetto di vita comune. Certamente la realtà virtuale in questi ultimi anni ha contribuito non poco a chiudere l’orizzonte temporale nella dimensione del presente. La realtà virtuale ti inghiotte nel presente, ti fa rimuovere il passato come un ingombro inutile e fastidioso, ti priva della progettualità per il futuro. Insomma, ti chiude dentro il presente, un presente virtuale, un presente falso nel quale, alla durata di ciò che compone la propria esistenza, preferisce la sensazione istantanea, momentanea, fuggevole. Tutto questo è meno faticoso ma, poi, produce degli effetti devastanti sulle esistenze umane. Il calo dei matrimoni, e in parte anche delle unioni civili, certamente è frutto della precarietà economica ma ha anche a che fare con questo mutamento nella percezione del tempo per cui si preferisce chiudersi nell’orizzonte del presente, del momento che si vive, piuttosto che aprirsi al rischio della possibilità di avere un futuro migliore. Se questo vale per i singoli, a maggior ragione vale per coloro che vorrebbero progettare una vita a due e che vorrebbero ampliare questo nucleo mettendo al mondo dei figli. n © riproduzione riservata

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