Libertà di stampa, Vespa smonta le tesi su TeleMeloni e dà un colpo pure ai report europei
In un lungo articolo a sua firma sul Quotidiano Nazionale, Bruno Vespa ha ricostruito la storia politica della Rai, forte dei suoi “62 anni certificati” in azienda. E, arrivati ai giorni nostri, ha fatto notare che in azienda persiste un solidissimo radicamento della sinistra. “La struttura portante dell’azienda era e resta di sinistra“, scrive Vespa a proposito del fatto che neanche Berlusconi riuscì a scalfire quello strapotere, con buona pace degli allarmi di oggi sulle presunte censure ed epurazioni di “TeleMeloni”.
Vespa: “Da nessuna parte i dirigenti della tv pubblica li porta la cicogna”
Vespa non nega l’ingerenza della politica nella tv di Stato e, anzi, ne racconta tutte le evoluzioni, dai tempi in cui l’editore della Rai era il governo a quello che è successo dopo il 1975 quando l’editore è diventato il Parlamento. “I dirigenti delle televisioni pubbliche da nessuno parte vengono portati dalla cicogna”, scrive il giornalista, riferendosi a ciò che accade anche negli altri Paesi. Dunque, Vespa una eventuale TeleMeloni in questo senso non sarebbe né uno scandalo né un’anomalia. Il punto è, però, che questa TeleMeloni non è quella che viene raccontata.
Il “corpaccione della Rai” sempre di sinistra
Ricordando “l’imponente e impudente fuoco concentrico di sbarramento” sollevato in tutte e tre le reti Rai contro il Cav alla vigilia delle elezioni del 2001, Vespa sottolinea che gli “piacerebbe ritrasmettere integralmente quelle puntate e aprire un dibattito, visto che allora la stampa più autorevole non batté ciglio”. “Se oggi TeleMeloni facesse una cosa del genere, avremmo la lotta armata nelle strade”, scrive ancora il decano dei giornalisti tv italiani, sottolineando che “Berlusconi non riuscì a cambiare il corpaccione della Rai, che è stato sempre di sinistra”.
Raitre sempre uguale a se stessa
Poi, dopo aver passato in rassegna il fatto che “nel decennio in cui il Pd è stato al potere pur in assenza di una vittoria elettorale”, Vespa si è soffermato sul fatto che “il governo Meloni ha rotto un tabù, il monocolore storico di Raitre”. “Ma – chiede – si può dire onestamente che i rari conduttori ‘moderati’ abbiano stravolto la fisionomia della rete? Direi di no”. “Hanno solo appena impallidito il rosso profondo”, prosegue, sottolineando che i vari Ranucci, Zanchini, Carrara, Costamagna stanno tutti lì e che ora “sta arrivando in prima serata anche un eccellente giornalista come Peter Gomez”. E, a dire il vero, ci sarebbe da citare anche Roberto Saviano.
La stoccata di Vespa ai report sulla libertà di stampa
“Si può dire seriamente che Telemeloni metta in pericolo addirittura lo stato di diritto? O non è più sconcertante che in un report europeo si arrivi a questa conclusione dopo aver interpellato solo otto giornalisti di sette testate antigovernative?”, si domanda infine Vespa, che nel corso dell’articolo ricorda anche una circostanza storica particolare: “Ho intervistato tutti i leader politici dalla generazione dei Gonella, Fanfani, Saragat” ecc. ecc. “fino ai giorni nostri. Con una sola eccezione: Almirante, presente (e come!) solo a Tribuna politica. Niente interviste al Tg. E mi dispiace”.
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