Così i resti romani di Trieste cambiano il progetto della farmacia Al Cedro
TRIESTE Bisogna guardare in basso, alla pavimentazione oggi brulla e anonima della farmacia “Il Cedro”, per avere contezza della vastità del suo orizzonte storico e culturale. Nel locale di piazza Oberdan sono iniziati i lavori di rinnovamento e quell’orizzonte – che arriva fino a duemila anni fa, ai tempi dell’antica Tergeste – sta giocando e continuerà a giocare un ruolo essenziale. Non solo per gli ambienti interni della farmacia, in cui verrà recuperato l’arredo originale. Il peso della storia va tenuto in considerazione anche per quanto riguarda la superficie di base dell’edificio all’angolo con via del Lavatoio.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14475131]]
La strada romana
Lì sotto infatti, seguendo le ipotesi più accreditate della archeologia triestina, passava in epoca romana la linea di costa, che dunque appariva molto arretrata rispetto ad oggi. Elemento che fin da subito aveva fatto scattare un rischio archeologico medio-alto per i lavori di rifacimento della farmacia “Il Cedro”. Poi, nel corso della Conferenza dei Servizi, le prescrizioni della Soprintendenza si sono fatte più precise, tanto che ieri – quand’è stato dato l’avvio ufficiale ai lavori, alla presenza della coppia di consiglieri comunali Lodi-Tognolli – si è potuto scoprire come queste abbiano influito sul progetto finale.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14526900]]
Gli effetti sul progetto
Il cambiamento è stato minimo, eppure il suo significato va al di là del mero dato numerico. Fra i tanti punti da portare a termine di qui a gennaio del 2025, nell’opera figura anche la realizzazione di nuove fondazioni. Il progetto iniziale prevedeva uno scavo di circa 1 metro (99 cm), che è stato quasi dimezzato (55 cm) proprio per la presenza di «elementi di interesse archeologico».
[[ge:gnn:ilpiccolo:14098492]]
Le ipotesi e il torrente Grande
In realtà, i primi test effettuati negli spazi interni della farmacia non fanno presagire la comparsa di reperti nei prossimi mesi, benché l’archeologia sia sempre esposta a possibili sorprese. Il terreno è infatti già molto compattato, come si evince da una veloce passeggiata negli ambienti interni. In ogni caso, i funzionari della Soprintendenza continueranno a monitorare l’avanzamento del cantiere: perché – anche qualora non emergessero reperti – i campioni del terreno potrebbero essere comunque utili per vagliare le teorie attuali su quell’area.
C’è però un altro fattore che rende interessante la pavimentazione della farmacia di piazza Oberdan. Perché la vicinanza al torrente Grande (che scorre sotto via Carducci) rende il terreno particolarmente umido e acquoso. Così, a garanzia della salubrità dei locali, verrà realizzato un vespaio areato che dovrebbe assicurare condizioni igieniche migliori.