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Lotta contro le infezioni ospedaliere, a Padova si punta su diagnosi precoci e terapie mirate

L’Azienda Ospedale-Università dichiara guerra alle infezioni ospedaliere e all’antibiotico resistenza. I batteri sono sempre esistiti, si sa, ma gli ospedali sono luogo prediletto per il loro proliferare: ciò che sta facendo la differenza, alla base dell’allarme generalizzato in ambito sanitario, è che questi batteri sono sempre più resistenti agli antibiotici. Terapie che una volta funzionavano per superare l’infezione, oggi non bastano più. Un problema che si sta fronteggiando in tutto il mondo e che costituisce ormai una grave emergenza. La questione coinvolge molto più frequentemente i pazienti più fragili, con gravi comorbidità, quali quelli degenti delle Terapie intensive e Rianimazioni.

Le infezioni

«Il problema delle infezioni ospedaliere è sempre esistito» sottolinea Paolo Navalesi, professore ordinario di Anestesia e Rianimazione e direttore dell’Istar 3, l’Istituto di Anestesia e Rianimazione, «questo perché i pazienti – per definizione fragili – sono il serbatoio di germi e batteri e tanto più sono fragili tanto più sono portati a sviluppare infezioni più complicate e più gravi. Per questo motivo è un problema che interessa di più le Terapie intensive dove abbiamo pazienti intubati e sedati e sottoposti anche a tecniche di supporto di tipo invasivo. La battaglia che stiamo conducendo oggi è quella contro la resistenza agli antibiotici di nuovi ceppi di batteri».

Per tale motivo, il professor Navalesi, ha destinato l’impegno prevalente della dottoressa Arianna Peralta, medico rianimatore, ma anche referente aziendale per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza, su questa tematica. Peralta, infatti, è coinvolta in costanti aggiornamenti anche tramite esperienze formative nazionali e internazionali.

Grazie alle attività sinergiche che vedono quotidianamente coinvolti rianimatori, infettivologi e microbiologi, il reparto diretto dal professor Navalesi è riuscito ad abbattere significativamente negli anni il consumo degli antibiotici: «Abbiamo ottenuto un particolare impatto sui carbapenemi quasi dimezzandone negli ultimi quattro anni il consumo» conferma il professore, «inoltre l’Istar 3 nel 2023 ha avuto 47 pazienti, su un totale di circa mille portatori o con infezioni da germi multiresistenti, la quasi totalità già presente all’ingresso in reparto».

Antibiotico-resistenza

Da parte sua l’Azienda Ospedale-Università di Padova ha recentemente rafforzato un gruppo multidisciplinare con lo spirito di promuovere un programma di “Antimicrobial Stewardship” che prevede strategie sia pratiche che culturali per ridurre il consumo degli antibiotici, anche la promozione di precisi protocolli di gestione per il contrasto alla diffusione in ambito ospedaliero di germi multiresistenti, in primis la tempestiva identificazione e l’isolamento dei pazienti colonizzati da questi super-germi, tramite sistemi di alert informatici. A supporto di queste attività, assume un ruolo chiave lo sviluppo tecnologico in ambito microbiologico, che consente di avere diagnosi più rapide e quindi di somministrare ai pazienti le terapie più appropriate in più breve tempo.

La gestione in ospedale

«Infezioni e antibiotico resistenza» afferma la Dott.ssa Maria Mazzitelli, infettivologa dell’Unità di Malattie Infettive e Tropicali, diretta dalla professoressa Annamaria Cattelan, «non sono un problema solo della Terapia intensiva, ma riguardano tutto l’ospedale e per questo il programma avviato coinvolge, e coinvolgerà sempre più, tutte le Unità operative.

Ogni Unità ha attualmente un referente per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza e come parte del progetto pilota dell’implementazione delle azioni per la gestione del problema sono state primariamente individuate alcune Unità che sono sottoposte a un monitoraggio più stringente, associato a momenti di discussione multidisciplinare.

Monitoraggio e attività che verranno progressivamente estese in tutto l’ospedale. Quello che però è emerso sin dall’inizio» sottolinea Mazzitelli, «è che il successo di queste attività, che portano certamente a dei risultati concreti, in primis una riduzione del consumo degli antibiotici, sta nello spirito di collaborazione e continuo confronto tra professionalità diverse».

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