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«Nei Balcani servono 37 miliardi di dollari per fronteggiare il climate change»

BELGRADO Tempeste, alluvioni, siccità, incendi boschivi fuori controllo. Sono solo alcuni dei fenomeni, legati al riscaldamento globale, che anche i Balcani affrontano con crescente frequenza. E sono calamità che si verificheranno sempre più spesso nei prossimi decenni. Cosa fare? Mettere mano al portafoglio e investire la bellezza di 37 miliardi di dollari nel prossimo decennio, una cifra enorme per una regione che non naviga nell’oro, ma impegno necessario per proteggere persone e proprietà.

È la stima contenuta in un rapporto reso pubblico di recente dalla Banca Mondiale, dedicato proprio al “climate change”, ai suoi effetti nei vicini Balcani e alle possibili contromisure che i governi dell’area dovrebbero prendere per contenere i danni. Rapporto che ha il merito di confermare le sensazioni di chi vive nella regione, persone che soffrono per estati sempre più calde e vivono inverni senza più neve. E di corroborare i risultati di precedenti studi che hanno indicato proprio nei Balcani una delle zone che soffriranno in modo più acuto del riscaldamento globale. Balcani dove «la temperatura media è aumentata» già «di 1-2° rispetto al periodo 1961-1980», le precipitazioni sono in calo e «le morti per caldo aumenteranno del 5-10% entro il 2100», ha esordito la Banca Mondiale, segnalando che le previsioni più recenti vedono Serbia e Bosnia-Erzegovina come i Paesi più a rischio sul fronte clima.

Non solo. Tutti gli Stati osserveranno nei prossimi decenni «una accresciuta volatilità nei modelli matematici delle precipitazioni», con potenziali gravissime ripercussioni sull’agricoltura a causa di «inondazioni», ma anche «incendi e frane». Incendi, ha aggiunto il rapporto, che «sono una minaccia crescente, con la loro incidenza e intensità che è già aumentata in maniera sostanziale», +21% nel 2021 rispetto al decennio precedente. Non va poi dimenticato – e il blackout di giugno lo ha segnalato – che le infrastrutture energetiche sono «a rischio» perché obsolete e hanno difficoltà a reggere l’aumento dei consumi causati dall’uso dell’aria condizionata – il tutto in una regione che continua a «essere pesantemente dipendente dal carbone». E questo «porta a migliaia di morti premature nella regione», si legge nel rapporto. Rapporto che ha messo l’accento anche sul problema inondazioni, «che hanno interessato due milioni di persone» nella regione lo scorso decennio – e il quadro potrebbe peggiorare in futuro per le «più frequenti precipitazioni estreme».

«Il cambiamento climatico pone una minaccia chiara allo sviluppo economico nei Balcani occidentali» ancora fuori dalla Ue, ha così ammonito Xiaoqing Yu, responsabile della Banca Mondiale per la regione. E rimanere inerti, osservare senza reagire «non è un’opzione», il grave richiamo. Ma come reagire? Con tanti soldi, forse troppi per le attuali capacità dei governi della regione. La Banca Mondiale ha infatti evocato un mega-investimento collettivo di «almeno 37 miliardi di dollari nel prossimo decennio» per proteggere persone, infrastrutture, case e per arginare «l’impatto in escalation del cambiamento climatico». Sono risorse che dovrebbero andare a modernizzare l’agricoltura e il sistema energetico, mettere in sicurezza i fiumi, rinverdire le città, ridurre le emissioni, creare economie più verdi. E ne servirebbero altri 32 per raggiungere la neutralità climatica. Cifre imponenti, ma per «ogni dollaro investito ce ne saranno 4 di benefici» concreti, ha assicurato la Banca. Ma per i Balcani ancora lontani dalla Ue, il passo è sfortunatamente troppo lungo. —

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