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Stop canapa light, settore nell’incertezza. «Il governo ci tratta come criminali»

Stop canapa light, settore nell’incertezza. «Il governo ci tratta come criminali»

foto da Quotidiani locali

PAVIA. Mercoledì 31 luglio Alex Rimi ha alzato la saracinesca del suo canapa-shop in Strada Nuova senza avere la certezza di poterlo fare ancora. «Il governo ci tratta come fossimo dei criminali ma non è così: basti pensare ai posti di lavoro che ha creato questo settore. È terrorismo psicologico di Stato». Questo il suo commento a caldo, dopo aver letto la notizia dello stop alla cannabis light deciso con un emendamento al disegno di legge Sicurezza approvato dalle commissioni alla Camera dei deputati. Una tegola che pende sulla testa di un settore animato da più di 2mila aziende, un giro d’affari da mezzo miliardo di euro e 11mila posti di lavoro. Weester, il negozio che gestisce, è tra questi.

Erba e derivati

L’avventura imprenditoriale di Rimi, classe ’96 (28 anni), origini siciliane ma infanzia in Oltrepo, candidato consigliere alle scorse comunali con Alleanza Verdi-Sinistra, comincia sette anni fa con 3mila metri quadri dedicati alla coltivazione idroponica indoor a San Genesio. Due anni fa l’apertura del negozio in Strada nuova, per vendere prodotti e derivati delle piante di “erba” light selezionate per abbattere il contenuto Thc – la principale sostanza psicotropa della cannabis – fino alla soglia dell’irrilevanza, cioè al di sotto dello 0.2 per cento come previsto dalle norme. Variabile, invece, il contenuto di Cbd, altro “ingrediente” della canapa senza effetti psicoattivi ma dal blando potere rilassanate.

Sugli scaffali di Weester ci sono le infiorescenze dalle fragranze più diverse, ma il business principale è spostato sui prodotti di benessere: olii, creme cosmetiche e preparati alimentari derivati dalla cannabis sono gli articoli sui quali Rimi punta di più. «A differenza di altri abbiamo scelto di non vendere articoli da fumo, come i bong (un tipo di pipa ad acqua molto usata negli Usa, ndr.). Siamo nati come produttori diretti e poi ci siamo allargati vendendo anche i derivati, come pasta alla cannabis, conserve e creme. L’olio è il nostro prodotto di punta e lo compra chiunque, dall’universitario che vuole rilassarsi dopo una giornata di studio e ansia alla signora di sessant’anni per lenire gli acciacchi. È un prodotto che piace e oggi abbiamo clienti di ogni età o estrazione».

Subito dopo un padre e il figlio sulla trentina entrano in negozio e dopo le carezze di rito ad Archer – border collie-mascotte del locale – comprano della birra alla cannabis. «Se ci convince torniamo a prenderla», si accommiatano i due. «La cannabis light è così polivalente che puoi farci di tutto – dice Rimi – fumarla è l’ultimo degli usi».

«Non è una guerra alla droga»

Questo è un mercato che ha già conosciuto il brivido dell’incertezza, visto che l’anno scorso altre misure avevano tentato di limitarlo. «Stiamo subendo una retorica da guerra alla droga del tutto ideologica – conclude Rimi – il governo punta il dito contro di noi mentre non fa abbastanza per contrastare gli effetti di piaghe vere come cocaina o l’alcol, che causa migliaia di vittime». —

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