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«Sì ai veicoli sul ponte di Mitrovica»: tensione per l’ipotesi riapertura

«Sì ai veicoli sul ponte di Mitrovica»: tensione per l’ipotesi riapertura

foto da Quotidiani locali

BELGRADO. Una provocazione o almeno una mossa azzardata secondo i serbi e per l’Occidente, un progetto pensato solamente per favorire la «libertà di movimento», la versione delle autorità di Pristina. Posizioni contrapposte che potrebbero sfociare in un nuovo fronte ad alta tensione, in Kosovo, anzi, in una vera e propria “guerra del ponte”. “Ponte nuovo”, così è generalmente conosciuto, o anche col nome altisonante “di Austerlitz”, che è quello principale sul fiume Ibar, che sulla carta collega la parte nord di Mitrovica, quella serba, con quella meridionale, abitata da albanesi.

Restaurata nel 2001 con fondi del governo francese, l’opera non è tuttavia un manufatto che unisce. Da vent’anni, infatti, è simbolo di divisione, confine di fatto tra il nord del Kosovo a maggioranza serba e il resto del Paese, spesso in passato teatro di incidenti e di proteste, costantemente sorvegliato da più di un decennio dai Carabinieri italiani della missione Nato. Ponte nuovo, aperto oggi solo al traffico pedonale a differenza degli altri due che collegano Mitrovica, che deve essere di nuovo transitabile agli automezzi. È l’idea che circola con sempre maggior forza a Pristina, dove il premier Albin Kurti ha ribadito in questi giorni che l’apertura del ponte al traffico sarebbe «necessaria per assicurare ai cittadini un’adeguata libertà di movimento nel territorio del Kosovo, un diritto umano» fondamentale. Non solo: il ponte dovrebbe diventare «un simbolo di integrazione e inclusione». Non sono parole vuote. Il governo kosovaro, ha annunciato Kurti, ha infatti già sviluppato un «piano comprensivo» per il ponte di Mitrovica, con esami sulla sua stabilità e sicurezza e intavolato «oneste discussioni con i cittadini» sul tema, oltre ad aver lanciato «una campagna di informazione sui benefici» della riapertura.

Al di là delle buone intenzioni, il ponte rischia invece di generare nuovi attriti, in una città, Mitrovica, che continua a essere una Berlino in miniatura, divisa su basi etniche. È quello che pensa il cosiddetto “Quintetto”, Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Italia, i cui ambasciatori hanno affrontato con Kurti il tema ponte. E alla fine del vertice hanno detto no. «Su istruzione delle rispettive capitali, i rappresentanti» del quintetto hanno comunicato al premier kosovaro, una posizione condivisa con la Nato, che «non possiamo sostenere alcun cambiamento nello status attuale del ponte di Mitrovica», ha detto l’ambasciatore Usa a Pristina, Jeffrey Hovenier. Ogni decisione sul tema «deve essere presa nell’ambito del dialogo» a guida Ue, l’intervento del portavoce di Bruxelles, Peter Stano.

«Il ponte è come la muraglia cinese, se cade non ci sarà più sicurezza per i serbi», gli albanesi «vogliono entrare qui per arrivare poi fino a Jarinje», il confine con la Serbia, alcuni dei commenti di serbi di Mitrovica raccolti dai media locali. Si tratta di una «mossa unilaterale di Pristina» che potrebbe essere letta come «una provocazione dai serbi del Nord», ha ammonito anche l’analista Sava Mitrovic al portale Kosovo-Online. Ma c’è chi la pensa diversamente. Il quintetto «vuole mantenere lo status quo» e non difende il Kosovo «nell’esercizio della sua sovranità», la vox populi sui social dal fronte albanese. E tutto indica che i semi di una nuova escalation stiano per dare frutti.

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