Gentilini, festa per i 95 anni in mezzo alla gente. «La politica? Non mi interessa più»
«Io mi sono tirato fuori, e un po’ anche loro mi hanno tagliato fuori. Ma non mi interessa. Sto bene, tanto mi basta. Ho dato». Giancarlo Gentilini sabato 3 agosto compiva 95 anni. La sera prima, nella sede degli alpini, aveva festeggiato il compleanno con famiglia e amici stretti.
«Abbiamo fatto un po’ tardi» ammetteva sornione dal divano di casa, un appartamento zeppo di foto, quadri, ricordi del “vecchio leone” che ora si è fatto meno ruggente, ma più attento.
Le va di parlare di politica?
«No, no. Basta. Ogni tanto mi cercano ancora per qualche intervista su questo o quel tema, come l’autonomia... ma mi rifiuto».
Non le interessa?
«Io ho fatto il mio dovere, ho fatto tanto, ma conclusa l’esperienza da sindaco e da consigliere mi sono ritirato. Un po’ mi hanno anche messo fuori. Ma va bene così».
Sia sincero, dopo anni da leone, sceriffo, prime pagine, cronaca nazionale, non le manca?
«Ma no. La politica ormai no. A me continua a interessare la mia città: vado al mercato, parlo con la gente... Del resto non so più nulla, è inutile che parli. Non so neppure chi stia ai vertici, chi sia Salvini... mai conosciuto».
Avrebbe preferito le continuassero a chiedere qualche consiglio?
«Mah... (sospira, ndr). Che devo dire, le cose sono cambiate in modo così profondo che capisco anche si guardi altrove, altro che a Gentilini. Poi a 95 anni magari mi pensano pure rincretinito, anche se non lo sono di certo!».
Ma a 95 anni lei come si sente?
«Fisicamente?»
No, a confronto con la quotidianità, il mondo d’oggi, per semplificare.
«Guardi, io continuo a girare, a stare con la gente, a scrivere i miei messaggi a questo o quello segnalando questa o quella cosa. Sto coi piedi, e la testa, ben piantati nella realtà. Ma mi rendo conto che c’è un cambiamento sociale in atto fortissimo, un cambiamento che io ammetto faccio fatica a capire e seguire: dai telefonini sempre in mano, ai social, i nuovi tempi di dibattito e via dicendo... Si va verso un altrove che non so cosa sia e non seguo più. Anche per questo credo sia giusto che chi c’è oggi a guidare le città e la politica faccia da sé. Dove si finirà? Non lo so».
Le interessa?
«Ovvio che sì, ma da lontano. Io ho avuto una vita pienissima, l’ho riempita di tutto: lavoro, politica, affetti, compagnie. Ho segnato un tempo, ma adesso il tempo è cambiato».
Il matrimonio come va? sono passati sei anni. Si avverte la crisi “del settimo”?
«Macchè crisi, il matrimonio va benissimo, siamo due persone che hanno la stessa pasta, la stessa storia. Affrontiamo il presente stando insieme».
Ha paura degli anni che passano?
«Ho sempre detto che quel che più conta è “mens sana in corpore sano”. Oggi questo c’è, quando verrà meno allora sarà finita. Ma finchè ho la carica che ho oggi, la trasmetto».
Rifarebbe il sindaco?
«Per la bellezza dell’esperienza certo. C’è ancora chi mi dice che sarebbe felice di vedermi tornare ... Frasi del genere mi danno una grandissima soddisfazione, ma non lo farei. È passato il mio tempo, politicamente parlando certo».