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Vanin, il grande accusatore nell’inchiesta a Venezia: «Sui Pili Brugnaro dica la verità»

«Il sindaco cominci a dire la verità». C’era anche Claudio Vanin collegato al computer per assistere all’atteso consiglio comunale straordinario di venerdì, a Mestre, nel quale il sindaco Luigi Brugnaro ha fornito per la prima volta la sua versione dei fatti a proposito dell’inchiesta della Procura di Venezia nella quale è indagato per concorso in corruzione insieme al direttore generale Morris Ceron e al vice capo di gabinetto, Derek Donadini.

Ma la reazione dell’imprenditore trevigiano, da cui è partito l’esposto che ha scoperchiato l’affaire Pili e le presunte tangenti a favore dell’ex assessore Boraso, è piuttosto critica nei confronti della versione fornita dal primo cittadino. Una versione che Vanin contesta soprattutto nei passaggi più delicati sulle vicende che riguardano da vicino il sindaco.

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«Nel consiglio comunale», le parole dell’imprenditore trevigiano, «il sindaco ha confermato almeno due incontri con Kwong, ma ce ne sono stati altri. Aveva dichiarato che non era mai stato eseguito alcun progetto sui Pili, e invece ha detto che ci eravamo presentati a casa sua con i progetti fatti. Senza contare che è stato riferito che sia stato Kwong a chiedergli dei terreni dei Pili. Non è bastata la prova con il video del Casinò».

Il riferimento è al video pubblicato dalla trasmissione Report – contenuto negli atti d’indagine – sull’incontro al Casinò precedente alla creazione del blind trust, nel quale il sindaco illustra al magnate di Singapore l’area dei Pili e le sue potenzialità edilizie.

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«Non sono stato escluso da nessun affare», aggiunge poi Vanin, «sono io che me ne sono andato nonostante la richiesta di Kwong di rimanere ed aiutarlo. Me ne sono andato quando ho capito che qualcosa non tornava. Anche questo, documentato e agli atti». Infine, la conclusione che prefigura nuovi sviluppi della vicenda: «Sorvolo sulle velate minacce che non mi toccano. Per finire ci sono pagamenti di svariati milioni di euro eseguiti dalle società di Kwong ad un politico veneziano. Dubito finisca qui».

Quella di Vanin è una figura chiave dell’inchiesta a detta dei pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini. L’imprenditore trevigiano, direttore tecnico della Sama Global Italia, per una di quelle vicende – la presunta tangente da 73 mila euro a favore della Stella Consulting di Boraso – si trova a sua volta indagato, come scrive la Procura.

Eppure, le motivazioni dell’esposto presentato in Procura nel 2021 sono state considerate «ragionevoli». E verificabili. Pur muovendo comunque, a detta dei magistrati, dalla voglia di togliersi «numerosi e grossi» sassolini dalle scarpe a causa del fallimento delle operazioni immobiliari».

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