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Berlino, cercasi alleati per difesa comune



In mezzo alle incertezze politiche di partner come Francia e Stati Uniti, alla Germania serve una cooperazione più affidabile nel comparto sicurezza. Per l’Italia è un’opportunità.

In attesa dei prossimi appuntamenti elettorali - tre elezioni regionali subito dopo la pausa estiva e le politiche nel 2025 - gli strateghi tedeschi sono costretti a ripensare la propria sicurezza nazionale. Come spiegano Ulrike Franke e Jana Puglierin del think tank Ecfr in un recente studio, la politica di sicurezza e di difesa tedesca è finora dipesa dalla cooperazione con gli alleati rispetto a quella della maggior parte dei Paesi europei. Ciò non è dovuto solo alle condizioni disastrose delle forze armate tedesche, a cui Berlino sta cercando di rimediare con un riarmo senza precedenti. E in effetti, che qualcosa stia cambiando lo si capisce dai piani russi di assassinare Armin Papperger, l’amministratore di Rheinmetall, il colosso dell’industria bellica tedesca. I piani, sventati dagli Stati Uniti, sono il segno che Mosca sta prendendo molto sul serio il riarmo tedesco.

La politica di sicurezza e difesa della Germania si basa sul principio del «Nie alleine», mai da soli. Dal 1949, essa poggia su due pilastri: l’alleanza transatlantica (e la partnership con gli Stati Uniti), e il progetto di integrazione europea che prevede una relazione molto stretta con la Francia. La Costituzione tedesca prescrive inoltre che le forze armate tedesche possano operare a livello internazionale solo all’interno di un «sistema di sicurezza collettiva», ovvero le Nazioni Unite, la Nato o l’Unione Europea. Un anno fa, inoltre, la Germania ha pubblicato la sua prima strategia di sicurezza nazionale, in cui gli unici partner citati esplicitamente sono Francia e Stati Uniti. Parigi è il partner più importante di Berlino, ed è l’unico Paese con cui abbia un accordo di mutua difesa, il Trattato di Aquisgrana, oltre all’articolo 5 della Nato e all’articolo 42.7 dell’Ue Nel frattempo, gli Stati Uniti garantiscono la sicurezza della Germania e dell’Europa attraverso l’Allenza atlantica e il suo ombrello nucleare.

Ma gli ultimi mesi hanno dimostrato che questo assetto non è per nulla stabile. In Francia Macron, con il poker ad altissimo rischio delle elezioni parlamentari anticipate, ha evitato il trionfo dei lepenisti, che si caratterizzano per un forte sentimento anti-tedesco. Resta il fatto che Marine Le Pen potrebbe diventare presidente nel 2027, e che il suo partito continua ad avere il vento in poppa. Detto ciò, il sentimento antitedesco francese non si limita affatto ai soli lepenisti. Il successo elettorale del gruppo di sinistra Nfp ha appena portato in parlamento 74 membri del partito di Jean-Luc Mélenchon, notoriamente antiteutonico. Tempo fa, l’esponente della sinistra ha dato alle stampe un libro sul «veleno tedesco», accusando la Germania di cercare segretamente di mettere le mani sulle armi nucleari francesi. Lepenisti e sinistra radicale, in passato, hanno anche sostenuto l’uscita dal comando militare integrato della Nato e, nel caso di Mélenchon, l’uscita totale da essa. Per un verso sarebbe ingiusto affermare che gli elettori di questi partiti sostengano Le Pen e Mélenchon per la loro retorica antitedesca, ma sta di fatto che quasi la metà dei voti francesi è andata a partiti antitedeschi e a dir poco scettici nei confronti della Nato.

Oltreoceano, Donald Trump potrebbe tornare alla Casa Bianca. Durante la sua presidenza, la Germania era uno dei bersagli preferiti dei suoi strali. Il suo nuovo compagno di corsa, il senatore dell’Ohio J.D. Vance, in passato ha definito la politica tedesca in Ucraina «vergognosa», la sua politica energetica «idiota» e ha sostenuto che «tutte le loro promesse si sono trasformate in letame». Oltre a Francia e Stati Uniti, anche l’Olanda, con la quale la difesa tedesca è particolarmente integrata, è ora sotto i riflettori. Negli ultimi anni i Paesi Bassi hanno integrato le proprie brigate da combattimento nelle divisioni dell’esercito di Berlino. Tuttavia, dal punto di vista tedesco, la politica dell’Aia sta prendendo una piega problematica. Sebbene finora non sia stato specificamente critico nei confronti della cooperazione in materia di difesa, il nuovo governo di destra potrebbe diventare un partner spinoso per la Germania, data la sua retorica critica nei confronti dell’Unione europea. Il vincitore delle elezioni, Geert Wilders, ha sostenuto in passato le proteste di destra e di critica al governo tedesco. A Berlino trattengono il fiato per capire come andranno a finire le vicende elettorali dei tradizionali partner. In Francia, per il momento, la palla è finita metaforicamente in calcio d’angolo; negli Stati Uniti si vedrà. Di certo però ai governi tedeschi toccherà allargare il ventaglio di alleanze. Per l’Italia, e per la sua industria della difesa, potrebbe essere un’ottima notizia.

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