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Appartamenti, negozi e casa di riposo nell’area dell’ex ospedale di via Rossini a Monfalcone

Appartamenti, negozi e casa di riposo nell’area dell’ex ospedale di via Rossini a Monfalcone

foto da Quotidiani locali

MONFALCONE A poco meno di vent’anni di distanza dall’acquisto, l’impresa veneta Tonon riprende in mano lo sviluppo dell’area dell’ex ospedale di via Rossini, dove sono sorti finora un supermercato e due soli edifici sul fronte verso il canale de Dottori. La previsione del primo Piano particolareggiato di iniziativa privata era però quella di realizzare nel terreno liberato dai vecchi padiglioni ospedalieri 210 alloggi per circa 600 potenziali residenti.

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Il nuovo progetto

Il nuovo progetto, che l’impresa ha già presentato al Comune di Monfalcone, come spiega l’architetto Francesco Morena, progettista con il suo studio dell’intero sviluppo residenziale dell’area per conto della Tonon, include invece la costruzione di due palazzine residenziali, con una ventina di appartamenti ciascuna. Gli edifici troveranno posto nell’area di maggiori dimensioni, a sinistra guardando via dell’Istria in direzione di via Aquileia, assieme a una casa di riposo, come racconta ancora l’architetto Morena, pur non nascondendo la complessità di quest’ultima scelta, soprattutto a livello autorizzatorio. «Sul retro dell’Eurospar è prevista infine la realizzazione di due grandi negozi, non alimentari», aggiunge Morena, che ha progettato i due edifici residenziali-direzionali finora costruiti e il ponte ciclopedonale che connette viale Verdi a via Rossini-via dell’Istria.

Una spinta al mercato immobiliare

«Il nuovo Piano attuativo comunale è già stato presentato e speriamo possa essere adottato in tempi abbastanza brevi – conferma il progettista, che non esclude si possa ricorrere alla procedura semplificata, secondo quanto previsto dalla normativa regionale –. Credo che “non luoghi” come quello di via Rossini vadano riempiti e l’area resta inoltre un anello di congiunzione importante tra Monfalcone e Staranzano».

L’intervento, inoltre, secondo Morena, potrà dare una spinta al mercato immobiliare cittadino che, comunque, non è rimasto del tutto bloccato in questi ultimi anni tra ristrutturazioni radicali, grazie al Super bonus, come quelli messi in atto a Marina Julia, e l’avvio dei comparti a lungo bloccati, come quello di via Canova. Nell’operazione rientra, però, anche il recupero della chiesetta dell’ospedale, ormai quasi centenaria, stretta d’assedio dalla vegetazione spontanea sviluppatasi nell’arco di vent’anni e il cui tetto è ormai quasi del tutto crollato. «Abbiamo pensato di restaurarla», conferma l’architetto Morena.

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L'acquisto negli anni 2000

Per l’impresa di Colle Umberto (Treviso), tra i colossi del settore edilizio a livello nazionale, si tratta di mettere a frutto la spesa di 4,950 milioni di euro per l’acquisto dell’area, messa in vendita a inizio anni 2000 dalla Regione nell’ambito della cartolarizzazione di una serie di beni immobili. L’investimento venne portato a termine anche a fronte della previsione dell’allora amministrazione comunale di concentrare in via Rossini gran parte dei suoi uffici.

Un’operazione mai portata a termine e la cui cancellazione si sommò alla crisi pesantissima dell’edilizia residenziale dopo il 2008. Il palazzo “a ponte” che incornicia l’imbocco di via dell’Istria da via Rossini, ed era nato con una destinazione direzionale, è stato completato solo cinque anni fa e grazie a una trasformazione in residenziale resa possibile da un contributo della Regione finalizzato alla realizzazione di edilizia convenzionata. Al Tavolo territoriale per l’edilizia residenziale la società nel 2017 aveva avanzato la richiesta di un incentivo di 750 mila euro per poter mettere mano al completamento dell’edificio per cui aveva preventivato un costo di 3,5 milioni.

L'ala destra

Nell’ala destra dell’edificio da quattro anni ha in ogni caso trovato casa l’Ambito socioassistenziale Carso Isonzo Adriatico, composto da dieci Comuni e di cui è capofila Monfalcone. Gli spazi, andati ad aggiungersi ai 130 metri quadri già di proprietà dell’ente coordinatore, sono stati presi in affitto con una spesa di 65 mila euro l’anno più Iva dall’impresa Tonon, con cui è stato stipulato un contratto di sei anni rinnovabile per altri sei e che prevede la prelazione in caso di vendita.

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