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Monta la protesta delle donne pugili contro le intersex: perde con la taiwanese e fa la doppia x (video)

Guarda caso, le due pugili intersex in gara ai Giochi di Parigi, la tunisina Imane Khelif e la due volte campionessa mondiale Lin Yu-ting sono entrambe medaglia sicura e vengono date per favoritissime alla medaglia d’oro. Una situazione che diventa sempre più insostenibile per le donne pugili. Tutte, non solo la nostra Angela Carini, prima vittima sacrificale del carrozzone olimpico parigino.

Sta infatti diventando virale sui social la foto del gesto fatto dalla bulgara Svetlana Kamenova Staneva dopo la proclamazione del verdetto del match che l’ha opposta alla taiwanese Lin Yu Ting (l’altra atleta fermata dall’Iba ai Mondiali) e l’ha vista battuta ai punti. Alla fine del match le due si erano date la mano, ma inizialmente la bulgara aveva voltato le spalle alla rivale. Quindi, prima di scendere dal ring, Kamenova si è girata verso il pubblico e incrociando le dita ha fatto il gesto della X, come a voler indicare che lei ha i cromosomi da donna.

Evidentemente, checché ne dicano molti media italiani, l’azzurra Angela Carini non è sola. La nostra atleta, ridicolizzata e definita più o meno esplicitamente “vigliacca” da intellettuali e giornalisti nostrani che non sono mai saliti su un ring in vita loro (e perfino da qualche ex pugile che non è certo passato alla storia della boxe per il coraggio leonino), aveva denunciato un match impari.

Un concetto che ha espresso un addetto ai lavori disinteressato e competente come il ct della nazionale spagnola di boxe Lozano, che rivela di aver ospitato in Spagna la pugile intersex algerina Khelif, ma di averla fatta allenare con un pari peso maschio e non con una donna, perché di forza spropositata rispetto alle sue atlete. Vigliacco e incompetente anche lui? O semplicemente onesto e non ricattabile?

Ad Angela Carini, all’allenatore spagnolo e alla pugile bulgara vanno aggiunti nella protesta, anche l’ungherese Hamori che ha perso senza abbandonare, contro l’algerina Khelif. Lei non ha fatto il segno della doppia x, ma sulla sua pagina Instagram la biondissima pugile ungherese ha postato una sua foto in costume da bagno, tanto per ricordare ai follower che è donna senza dubbi sul testosterone.

A proposito di intersex e di distinzioni di genere, oggi il Cio ha ribadito che le nuove norme impediscono di “guardare” sotto la gonna delle atlete. Il massimo organo mondiale sportivo ha invece attaccato la sigla mondiale che aveva osato verificare il “genere” delle atlete: “I test di genere condotti dall’International Boxing Association su due pugili donne ai Campionati mondiali dell’anno scorso a Nuova Delhi, che hanno portato alla loro squalifica, erano illegittimi e privi di credibilità”, ha tuonato il Cio, ricordando di avere stralciato la squalifica che l’Iba aveva inflitto alle due pugili intersex.

Il CIO “non riconosce i test dell’Iba sul genere sessuale, non è un procedimento lecito”, ha sostenuto il portavoce del Comitato Olimpico Internazionale, Mark Adams: “Questo tipo di analisi del Dna sono condotte in modo arbitrario e nessuno ha intenzione di tornare a tempi in cui si facevano certi tipi di test- ha concluso Adams- E’ una questione di diritti umani”. Giusto tutelare i diritti umani, ma quelli delle donne non valgono?

 

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