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La missione in Libano per portare la pace: ecco come due alpine friulane aiutano donne e bambini

La missione in Libano per portare la pace: ecco come due alpine friulane aiutano donne e bambini

Elena Miola, di Tarvisio, e Giada Di Lenardo, di Resia, hanno raccontato la loro esperienza in collegamento. Il clima nella regione è teso a causa del possibile allargamento del conflitto israelo-palestinese

Sono protagoniste della missione Unifil in Libano e sono friulane. Il primo graduato Elena Miola e il maggiore Giada Di Lenardo, rispettivamente residenti a Tarvisio e Resia, sono due alpine operative nell’ambito del comando del Sector West con la Brigata alpina Taurinense.

Il loro è un apporto molto importante, non solo in quanto soldati operatori di pace, ma soprattutto in quanto donne. Nella società libanese infatti, piuttosto conservatrice, una donna in divisa ha la possibilità di approcciarsi in maniera più diretta con le donne e i bambini del luogo, dando l’assistenza necessaria e riuscendo a conquistare la loro fiducia.

Qualche giorno fa Miola e Di Lenardo hanno avuto modo di raccontare la loro esperienza collegandosi dal Libano durante un evento organizzato nel municipio di Pontebba. A margine dell’inaugurazione della mostra “Donne e motori. ..non solo un affare maschile”, ideata da Adriana Balzarini e sostenuta dal Panathlon Club Alto Friuli, le due rappresentanti dell’Esercito (della Base logistico addestrativa di Tarvisio Miola, della Taurinense Di Lenardo) hanno avuto modo di spiegare, per quanto possibile, la loro attività e il loro ruolo nel Paese mediorentale.

Nonostante il clima teso che si respira nella regione a causa del conflitto israelo-palestinese e del possibile allargamento delle ostilità con un coinvolgimento proprio del Libano, non è stato fatto alcun accenno a questa parte certamente poco piacevole della missione di pace. E non avrebbe potuto essere altrimenti, visto il contesto in cui si è tenuto il video-collegamento e la riservatezza a cui le due donne in divisa sono tenute.

Però gli spunti dati da Miola e Di Lenardo sono comunque riusciti a rappresentare la quotidianità della missione. «Portiamo avanti la nostra missione con onore e orgoglio», ha assicurato Miola, impegnata in attività specifiche insieme a bambini e adolescenti delle comunità locali: «Le donne sono fondamentali come pilastro per la costruzione della pace, contribuendo a una maggiore interazione con la comunità locale», sono state le sue parole.

In Libano, le due alpine friulane, operano nell’ambito della Joint Task Force in Libano (Jtf-L Sw), che alla guida vede proprio l’Italia, composta da oltre 3.500 “caschi blu” di 17 delle 49 nazioni partecipanti alla missione. Il contributo italiano nel Sud del Libano supera le 1.100 unità rispetto alle oltre 10.000 complessive di Unifil (United nations interim force in Lebanon).

Come ha raccontato a Pontebba, per Di Lenardo questa non è la prima missione in Libano. Ci era già stata una decina di anni fa. La differenza che ha notato, indossando la divisa in quel Paese, è stata subito evidente: «Il nuovo approccio che vede le donne avere un ruolo importante, sta contribuendo attivamente al sostegno della pace».

Parole che possono essere capite con difficoltà senza conoscere a fondo il contesto in cui operano i caschi blu italiani: la società libanese è ancora caratterizzata da una mentalità conservatrice, con una netta distinzione tra uomo e donna.

L’uomo detiene il potere politico, economico e religioso. La donna si occupa della società e della comunità. «Avere delle donne in pattuglia – ha sottolineato la friulana – consente di avere un elemento di comunicazione in più con la popolazione civile».

Questo vale per i bambini, più propensi ad avvicinarsi a una persona di sesso femminile rispetto a un uomo, ma anche per una donna. «Avere le donne come elemento attivo ha dato una spinta in più», ha concluso Di Lenardo, dando l’impressione di essere molto legata a questo aspetto del suo lavoro.

Tra i compiti svolti negli ultimi mesi dalla Taurinense (che proprio in questi giorni ha lasciato il comando della missione in Libano alla Brigata Sassari) ci sono stati l’assistenza medica alle famiglie, la distribuzione di farmaci e cibo, i pattugliamenti del territorio di giorno e di notte.

Novantamila gli sfollati libanesi soccorsi in sei mesi, sotto le bandiere blu dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Ora la Brigata Alpina Taurinense, circa cinquecento uomini e donne, tornerà a casa. Stessa sorte che toccherà alle due alpine friulane. L’obiettivo della missione non è stato solo di sostenere la popolazione, ma anche vigilare sulla “blue line”, il confine tra Libano e Israele imposto dall’Onu, che con la risoluzione 1701 ha chiesto la cessazione del conflitto. Tra gli altri compiti dei caschi blu c’è anche quello di registrare tutte le violazioni al cessate il fuoco da parte dei due Paesi e di stilare rapporti periodici.

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