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Arrestato per le armi padre accusato di violenze, dopo il tema del figlio 12enne

IVREA. La tristezza di un ragazzino di 12 anni, la sensibilità di un’insegnante e l’abilità del colonnello Marco Giacometti, alla guida del comando provinciale dei carabinieri di Biella, hanno scongiurato il rischio di una tragedia tra le mura domestiche. Così poteva essere il destino della mamma del dodicenne, residente in uno dei Comuni intorno al lago di Viverone, trattata duramente e forse anche picchiata dal marito. Che è stato arrestato dai carabinieri per ricettazione e detenzione di armi clandestine, mentre la famiglia è stata portata in un luogo protetto. La coppia ha altri due figli di 16 e 6 anni. L’uomo, che resta in carcere a Biella, si è chiuso nel silenzio e non ha detto nulla circa la provenienza delle armi. «Non risulta però legato a un contesto criminale – dicono gli investigatori – anche se non lavora». Una pistola con i colpi in canna, i carabinieri, intervenuti nei giorni scorsi su indicazione della Procura dei minori a tutela della madre e dei bambini, l’hanno trovata sul frigorifero, accanto a un secondo revolver con la matricola abrasa non denunciato. In un ripostiglio c’era un fucile, anch’esso carico e con i numeri che ne tracciano la provenienza cancellati. «Prima di agire – spiega il colonnello Giacometti – abbiamo inquadrato il contesto familiare, ascoltato la mamma del ragazzino in località protetta, senza che il marito ne fosse informato, e attivato una rete con i servizi sociali del territorio. La donna ci ha raccontato di subire violenze psicologiche da parte del marito e di avere paura. Anche se non l’ha mai denunciato. Una testimone però ci aveva raccontato di aver visto la signora con dei lividi sul volto. A quel punto siamo intervenuti». Il papà del coraggioso ragazzino resta in carcere e la famigliola, se lo desidera, potrà far rientro a casa. E ricominciare a vivere. La storia viene a galla lo scorso maggio quando il dodicenne che frequenta una scuola media in un paese dell’Eporediese, nella zona intorno al lago di Viverone, in un tema scrive che da grande vuole fare il poliziotto “per mettere in galera il papà. Così non toccherà mai più la mamma”. L’insegnante, che aveva notato segnali di sofferenza in quel ragazzino più alto rispetto ai suoi coetanei, capisce la situazione e informa i carabinieri: la “macchina” si mette in moto con l’avvio di delicate indagini, la raccolta di testimonianze e la creazione di una rete con i servizi sociali e la Procura dei minori. A settembre il dodicenne tornerà a scuola e potrà scrivere una storia diversa. Lydia Massia

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