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Sfuma la vacanza per 15 pavesi: corsa per riottenere la caparra

PAVIA. Era praticamente tutto pronto: la prenotazione dell’hotel, del B&b, o della casa-vacanze era stata fatta da tempo, così come il versamento della caparra, i bagagli erano quasi chiusi, le ultime incombenze pressoché sistemate. Ed è scattato l’imprevisto: qualcuno è stato male, più spesso un genitore anziano, talvolta il marito o la moglie di mezza età. Così la vacanza è sfumata. Sono 15 i casi di questo tipo finiti all’attenzione di Federconsumatori, con una richiesta: previa esibizione di un certificato medico, ottenere la restituzione della caparra, o parte di quella cifra. Perché «di causa di forza maggiore si tratta».

15 caparre in sospeso

Quasi tutte le richieste hanno avuto esito positivo. «Dipende dalla capacità di mediazione delle parti - spiega Cristiano Maccabruni, presidente di Federconusmatori Pavia -. In questo caso la nostra e quella degli albergatori che avevano ricevuto la caparra».

Parliamo di vacanze programmate, vacanze al mare soprattutto. Le 15 famiglie residenti in provincia di Pavia avevano scelto mete diverse: la riviera ligure, ad esempio luoghi come Savona e Sestri Levante, o anche le Marche, con destinazioni come Numana. Contattati, a seconda dei casi, gli hotel o i bed and breakfast, o ancora i proprietari di case vacanze, e prenotata una permanenza media di 10-15 giorni, avevano versato la caparra per fermare la prenotazione. Una cifra che, nei 15 casi presi in esame, non superava mediamente i mille euro, fermandosi all’incirca sugli 800.

La vacanza sfuma

Ma quando tutti meno se l’aspettavano si è verificato un imprevisto. Per causa di forza maggiore - il malore di un familiare o addirittura un ricovero in ospedale - hanno dovuto tonare sui loro passi.

«Si tratta di situazioni non preventivabili al momento della prenotazione e del conseguente versamento della caparra – sottolinea Maccabruni –. Cosa succede a questo punto? Cominciamo a stabilire che non esiste un riferimento normativo certo a cui ci si può riferire per verificare chi ha torto o ragione. Di solito queste cose si risolvono con il buon senso, che deve tenere in considerazione le ragioni delle parti: da una parte l’albergatore che ha in capo una prenotazione e l’obbligo di riservare la camera o l’appartamento; dall’altra le ragioni di chi non può fruire della vacanza per ragioni di salute».

La mediazione

Quello che bisogna fare in queste circostanze, prosegue Maccabruni, è «trovare un accordo tra le parti specificando che è necessario restituire una parte (almeno il 50%) della caparra dietro presentazione di una dichiarazione medica circostanziata, e che invece la si può trattenere per intero là dove la motivazione della mancata partenza sia un po’ più frivola».

Un problema, quello delle vacanze annullate all’ultimo per un’emergenza, con cui i pavesi si trovano a dover fare i conti ad ogni estate. «Su questo argomento bisogna sensibilizzare le associazioni di categoria - conclude Maccabruni -. L’obiettivo deve essere quello di adottare un protocollo di comportamento che vada incontro ai casi effettivamente motivati».

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