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L’ozono pesa sulla provincia, Treviso supera i 25 sforamenti

La Marca è nella morsa dell’ozono: già raggiunta la soglia dei 25 sforamenti annuali, e le previsioni dell’Arpav non lasciano molte speranze per i prossimi giorni. I valori continueranno ad essere fuori norma.

Se d’inverno a Treviso si soffre per om 2,5 e pm10, frutto del traffico, degli impianti di riscaldamento e della produzione industriale, d’estate l’incubo si chiama Ozono. Nome diverso ma conseguenze analoghe: problemi alle vie respiratorie in primis. A far registrare valori fuori legge alle centraline dell’Arpav contribuisce il combinato disposto tra clima e smog. Negli ultimi giorni si sono toccati anche i 150 mg per metro cubo.

In particolare la centralina di via Lancieri di Novara ha registrato lo scorso 31 luglio il 25° sforamento del “max giornaliero della media mobile 8h” una sorta di valore medio. Il limite di legge è di 120 mg. L’anno scorso lo sforamento numero venticinque era stato rilevato nella seconda metà di agosto. Non si può dire, quindi, che quest’anno la situazione stia migliorando.

Per quanto riguarda il 2024, uno sforamento è stato rilevato ad aprile, tre sono stati registrati a maggio, nove a giugno e dodici a luglio. Con il calare della piovosità e l’aumentare delle temperature, sono andati crescendo quindi anche gli sforamento dell’ozono. Finora il giorno in cui è stata rilevata la maggiore concentrazione media di ozono è il 16 luglio con 154 microgrammi di ozono per metro cubo d’aria.

«Ancora una volta, quindi, va registrato che, in una città come la nostra ormai caratterizzata da una presenza marginale di stabilimenti industriali e in una stagione in cui le combustioni non sono particolarmente frequenti, il massiccio utilizzo degli autoveicoli non elettrici rappresenta un problema per la qualità dell’aria che respiriamo, anche per la presenza dell’ozono», dice Luigi Calesso (Coalizione Civica). «E ancora una volta bisogna dire che su questo fronte si può migliorare la situazione solo se l’utilizzo della bicicletta e del trasporto pubblico urbano possono diventare una alternativa concretamente praticabile per gli spostamenti quotidiani in città, soprattutto quelli di studenti e lavoratori».

«Finché», conclude Calesso, «le piste ciclabili saranno solo delle strisce gialle e percorsi, frequenza e orari degli autobus non permetteranno di utilizzarli a chi lavora di notte o a turno, a chi deve spostarsi rapidamente da un quartiere a un altro, l’utilizzo dell’auto privata continuerà a essere prevalente perché le persone non possono perdere troppo tempo per andare al lavoro, a visitare una persona ospedalizzata, a raggiungere un negozio o il luogo in cui si svolge una manifestazione culturale. Tutto il resto è greenwashing».

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