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Alla scoperta di Lisbona: un mosaico urbano in forma di reportage

Alla scoperta di Lisbona: un mosaico urbano in forma di reportage

foto da Quotidiani locali

UDINE. «Era una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava». Questa frase di Antonio Tabucci in “Sostiene Pereira” romanzo-caposaldo per spasimanti devoti della capitale lusitana, è stata la scintilla di esaltazione estatica per Tino Mantarro che ne ha fatto un innamorato del segreto della sua luce, la cui fonte non pare essere il sole ma la città stessa.

La scintilla, diventata passione avvincente, lo ha portato dal 1996 a oggi innumerevoli volte nella capitale per studiare, viverci e ricercare i suoi misteri fascinosi, imparare la lingua, mescolarsi con una popolazione mutata nella composizione etnica. Giornalista di viaggi per formazione, dal 2007 redattore del mensile “Touring” del Touring Club Italiano, ha raccontato i suoi passi, emozioni, interviste, incontri e ricerche in E Lisbona sfavillava. Mosaico urbano in forma di reportage (Bottega Errante Edizioni, 277 pagine, 17 euro).

Un tempo Cenerentola fra le destinazioni di viaggio, da alcuni anni è diventa meta prediletta del turismo di massa. Ma l’autore ne propone un racconto diverso, finalizzato a comporre un’individuale mappa di conoscenza, con focus l’enigma fascinoso della sua luce.

Non solo ricordi nelle pagine del reportage giornalistico di quella che per l’autore è fra le capitali più belle al mondo, ma un cahier di emozioni fissate nella memoria visiva, olfattiva e del gusto dell’autore, oltre che un racconto nel quale, con ritmo amabile, si intrecciano storia, geografia e antropologia. Se non ci siete mai stati la lettura di questo avvincente libro sarà la spinta a farlo, lasciandovi guidare nei luoghi e tempi. Se già la conoscete vi ci ritroverete e altro scoprirete.

L’autore infatti guida spaziando dalle notizie di storia e arte alla sociologia e antropologia, nella città teatro del quotidiano con “conformazione ad anfiteatro cresciuto lungo un fiume verso cui degrada in un confuso affastellamento di vicoli, piazze, scale e case”. Vi accompagnerà raccontando, con la forza della sua scrittura fresca come una “piccola fresca birra in giorni di calura”, evocativa di colori e forme, l’emozione degli sguardi rasenti l’acqua del maestoso fiume Tejo. Vi farà immaginare i tramonti e le albe dai sorprendenti “miradouros”, scoprire le teorie di direttori di musei e storici d’arte sul perché la sua luce forte e fredda fosse amata dai pittori modernisti.

Una guida personale e originale di emozioni e conoscenze lungo vie su cui si affacciano palazzi ricoperti di “azulejos” in ceramica, “pelle della città”, riflettori di luce, patrimonio nazionale oggi salvati dai furti dalla “Polìcia Judiciària”. Lisbona si svelerà fra le bancarelle del mercato delle pulci “Feira de Ladra”, conversando con scrittrici in una “pastelaria” dell’Alfama davanti a un “pastel de nata”, oppure guardando le campate del Ponte 25 aprile che la collega all’Almada (e sì anche in Portogallo la data è significativa), assorti dal via vai di battelli e auto fra le due sponde del fiume, conversando con i piloti “da barra”, comandanti di lungo corso la cui missione, dopo anni in mare, è di fare entrare in porto navi giganti da carico o crociera.

Tino Mantarro racconta di incontri con fotografi che amano le ombre ricche di luce naturale, con storici dell’arte esperti dei pavimenti urbani “calçada” versione lusitana del mosaico romano dai disegni astratti e figurati, un catalogo d’arte sotto i piedi, con architetti e tanti altri abitanti della capitale che il devastante terremoto del 1755 rase al suolo..

Il libro racconta anche l’altra sponda del Tejo sdraiata sull’estuario di 30 chilometri, quasi un mare, nelle parole di un “contra-lisboeta”, Bruno Vieira Amaral, scrittore pluripremiato ma poco conosciuto in Italia che consegna il ricordo memorabile dell’attraversata per andare in città. Un’emozione da vivere acquistando il biglietto da un paio di euro per il battello che collega “Terreiro do Paço” all’altra sponda, sotto il volo incrociato dei gabbiani.

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