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Lyles l’uomo jet che si è preso Parigi: “Con Adhd, ansia e depressione sono io il campione olimpico”

Lyles

Noah Lyles non è un uomo qualsiasi e non lo era nemmeno prima di vincere la medaglia d’oro dei cento metri alle Olimpiadi Parigi raccogliendo il testimonio da Jacobs. Semmai, leggendo la sua storia, è stata una catarsi, dopo tante delusioni, in attesa di raggiungere quel sogno non impossibile di fare doppietta nei 200 e, […]

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Noah Lyles non è un uomo qualsiasi e non lo era nemmeno prima di vincere la medaglia d’oro dei cento metri alle Olimpiadi Parigi raccogliendo il testimonio da Jacobs. Semmai, leggendo la sua storia, è stata una catarsi, dopo tante delusioni, in attesa di raggiungere quel sogno non impossibile di fare doppietta nei 200 e, soprattutto, di battere quel 19″19 stratosferico di Usain Bolt che ancora oggi è il primato del mondo.

Lyles e l’Adhd, l’ansia e la depressione

A Tokyo, tre anni fa, quando era favorito, arrivò con la depressione. E non vinse i 200, rimanendoci molto male. Perche Noah soffre di Adhd, come il grande Michael Phelps, e non ne fa mistero. “Soffro di Adhd, ansia, dislessia e depressione” aveva scritto in un post. E domenica sera quei cinque millesimi che gli hanno consentito di tagliare per primo il traguardo sono sembrati un dono compensatorio della Provvidenza.

“Gli Stati Uniti non sono il centro del mondo”

Dopo i Mondiali di Budapest del 2023, chiusi con tre ori, se la prese persino con la NBA, la principale lega professionistica nordamericana di basket, per l’abitudine di definire i suoi vincitori “campioni del mondo”: lo fanno ormai abitualmente anche gli stessi cestisti della NBA, nonostante il campionato comprenda solo squadre statunitensi e canadesi. “Campioni del mondo di cosa? Degli Stati Uniti? Non fraintendetemi, io amo gli Stati Uniti, a volte. Ma non sono il mondo”, disse.

Un ricco contratto fino al 2030

Il velocista americano è ormai una leggenda dell’atletica. Ha firmato un ricco contratto di sei anni con una nota azienda sportiva. Solo il grande Usain a oggi guadagna ancora di più. E proprio Bolt rimane lo scoglio da abbattere.

Il 19″31 e quei tredicesimi centesimi da limare

Il record di Noah sui 200 è di 19″31 a dodici centesimi dal primato del fuoriclasse giamaicano. 45 anni fa il nostro Mennea corse in 19″72 a Città del Messico stabilendo un record che durò 17 anni, fino all’exploit di Michael Johnson ad Atlanta. Ora bisogna dare il massimo e tentare un 19″18. Per Lyles sarebbe il coronamento della sua vita. Non basterà vincere ma servirà comunque. Lunga vita mr. Noah.

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