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Raddoppia a 200mila euro la flat tax renziana per i super ricchi che si trasferiscono in Italia: il governo cerca di far cassa

Raddoppia a 200mila euro la flat tax renziana per i super ricchi che si trasferiscono in Italia: il governo cerca di far cassa

Calciatori, manager e altri super ricchi che spostano la residenza in Italia per sfruttare l’imposta sostitutiva forfettaria sui redditi esteri varata nel 2016 dal governo Renzi dovranno rifare i loro calcoli. Il governo, stando a una bozza del decreto Omnibus atteso domani in consiglio dei ministri, intende raddoppiare quella speciale flat tax, portandola da 100mila […]

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Calciatori, manager e altri super ricchi che spostano la residenza in Italia per sfruttare l’imposta sostitutiva forfettaria sui redditi esteri varata nel 2016 dal governo Renzi dovranno rifare i loro calcoli. Il governo, stando a una bozza del decreto Omnibus atteso domani in consiglio dei ministri, intende raddoppiare quella speciale flat tax, portandola da 100mila a 200mila euro. Obiettivo, evidentemente, rastrellare un po’ di gettito facendo leva sul fatto che la Gran Bretagna ha deciso di abolire dal prossimo anno il suo trattamento di favore per i “residenti non domiciliati”. Il che potrebbe indurre qualche facoltoso manager che fa base a Londra a optare, per esempio, per Milano.

Nel 2022, secondo la Corte dei Conti, a esercitare l’opzione per la tassa piatta sono state 1.136 persone: 818 “contribuenti principali” – che hanno versato appunto 100mila euro l’uno sui redditi esteri – e 318 loro familiari, tenuti a pagare 25mila euro a testa. Lo Stato ne ha ricavato 89,8 milioni, destinati a quasi raddoppiare se al contribuente principale si chiedesse di fare uno sforzo in più. Non particolarmente doloroso, considerato che si parla di persone con redditi molto elevati. Quanto non lo sappiamo, visto che, come ha lamentato in più occasioni la magistratura contabile, sulle cifre non c’è alcuna trasparenza: la stessa Agenzia delle Entrate non sa quanto guadagnano all’estero né quanto dovrebbero versare se fossero assoggettati all’Irpef come un normale lavoratore dipendente italiano.

Impossibile anche valutare se il regime opzionale stia servendo allo scopo dichiarato nella relazione illustrativa alla legge di bilancio per il 2017, che l’ha istituito, cioè “favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti”. Infatti la norma non prevede alcun obbligo di investire o contribuire allo sviluppo economico del Paese in cambio del regalo fiscale. Né alcun monitoraggio sugli eventuali effetti positivi in termini di consumi e sull’impatto, per esempio, sul mercato immobiliare: a Milano secondo il gruppo di consulenza sul real estate Knight Frank, l’arrivo di centinaia di neo-residenti molto abbienti ha reso sempre più difficile trovare abitazioni di pregio e ha contribuito a far esplodere i prezzi, con un effetto domino che arriva fino alle periferie.

Storture che il governo Meloni – salvo interventi successivi – non sembra voler affrontare nel decreto Omnibus, limitandosi a far cassa con un ritocco al generoso regime preferenziale: il più dannoso della Ue secondo l’Osservatorio fiscale europeo guidato da Gabriel Zucman, perché offre esenzioni imponenti a pochi individui estremamente facoltosi. Se non altro, i cervelli di rientro” per i quali lo scorso anno sono stati ridimensionati i benefici fiscali non saranno gli unici a cui in nome del gettito viene chiesto di rinunciare a una parte dei vantaggi concessi in passato.

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